Cento miliardi di dollari. È il valore di Coinbase, la più grande piattaforma specializzata nelle transazioni in criptovalute, che si è quotata il 14 aprile al Nasdaq. È la prima volta che una società di scambio di beni digitali entra nei listini della borsa dei titoli tecnologici di New York.

Il debutto di Coinbase non è avvenuto tramite una offerta pubblica iniziale (Ipo), ma con la formula della quotazione diretta, che non richiede l’intermediazione di banche d’investimento. Il prezzo per azione iniziale era stimato a 250 dollari, ma il valore è subito salito a 381 dollari, con un incremento del 52%. Il titolo ha fluttuato fino alla chiusura, passando da un minimo di 310 dollari a un massimo di 429, per poi attestarsi a 331 dollari, con un rialzo del 31%. Secondo gli osservatori, le oscillazioni riflettono la volatilità delle criptovalute. Alla fine del primo giorno di quotazione, Coinbase vale 99,6 miliardi di dollari, oltre dieci volte il valore stimato (8 miliardi). Brian Armstrong, già dipendente di Airbnb che ha fondato la piattaforma di scambio nel 2012, è entrato grazie alla sua quota del 20% nella lista dei cento miliardari più ricchi stilata da Forbes.

Tasse – Per ogni transazione avvenuta, Coinbase trattiene una tassa. Nei primi tre mesi del 2021, la società fondata a San Francisco ha raccolto circa 750 milioni di utili. Pochi giorni prima della quotazione in borsa, il Bitcoin, la più conosciuta tra le criptomonete, ha raggiunto il valore record di 64mila dollari. Le criptovalute sono monete digitali, quindi non hanno banche centrali che le governino (e le tutelino). Il mercato dei Bitcoin funziona mediante il meccanismo della cosiddetta “blockchain”, una tecnologia che permette scambi in sicurezza tramite la condivisione di un database attraverso catene di computer di elevata potenza. I dati di ogni transazione vengono registrati in una lista continuamente aggiornata che, anche tramite il ricorso alla crittografia, garantisce una protezione contro qualsiasi tentativo di manomissione e si riflette in tempi instantanei sul valore della criptovaluta. In questo modo, è possibile scambiare e possedere monete digitali in maniera del tutto anonima.

Scettiscismo – Mentre grandi compagnie come Tesla, Paypal e Amazon accettano pagamenti in criptovalute, legittimandole come strumento di scambio, molte banche centrali e governi rimangono scettici. A febbraio, il segretario al tesoro Usa Janet Yellen aveva bollato il Bitcoin come «estremamente inaffidabile»; il 14 aprile, mentre le azioni di Coinbase venivano scambiate al Nasdaq, il presidente della Fed Jerome Powell ha definito le criptovalute «strumenti speculativi». Nonostante queste “bocciature”, la Banca centrale europea e la stessa Federal Reserve stanno lavorando alla creazione di proprie valute digitali. Le garanzie degli istituti centrali potrebbero assicurare a euro e dollari “elettronici” una maggiore stabilità rispetto alle criptomonete che circolano liberamente, oltre a essere strumenti di contrasto all’espansionismo cinese. Pechino sta progettando il lancio del cripto-yuan, che a livello globale potrebbe offrire un’alternativa al dollaro. E, nello stesso tempo, fungere da strumento di controllo sulle transazioni della popolazione.