Il 29 novembre, nell’arco di 24 ore, il suo valore ha superato quota 10 mila dollari, ha sfondato gli 11 mila ed è poi tornato a 9.500 biglietti verdi. Può bastare questo a spiegare l’interesse e la curiosità che il bitcoin sta generando ormai da mesi nel mondo finanziario.

Volatilità del nuovo “oro digitale” – Il bitcoin (vedi scheda) è l’attività finanziaria che sta registrando la miglior performance in assoluto. Nel corso di quest’anno il suo valore è esploso con un aumento vicino al 1000% e la criptovaluta si è affermata come un nuovo bene rifugio. Qualcuno l’ha definita come un nuovo “oro digitale” e per altri il bitcoin sta rivoluzionando il concetto stesso di moneta. La spiegazione principale della sua valutazione in continua crescita risponde alla più banale legge della domanda e dell’offerta: il bitcoin è un asset digitale scarso, nel senso che in rete ci sono in circolazione “soltanto” 16,7 milioni di monete e al massimo diventeranno 21 milioni. Una quantità finita, che al crescere della domanda fa schizzare alle stelle il valore del bitcoin. Ma perché il valore, pur in costante crescita, va su e giù anche di mille dollari in un giorno? Perché anche il bitcoin, come tutte, è un’attività altamente speculativa, e soprattutto i dubbi sulla sua reale affidabilità sono ancora molti. Molti operatori dei mercati finanziari lo ritengono una bolla in procinto di scoppiare. Per esempio, di fronte a questi record è molto scettica anche la Banca d’Italia, secondo la quale le criptovalute sono delle «attività, dei contratti, vulnerabili a crisi di sfiducia che possono essere repentine». Ma ci sono altre banche centrali che, dopo mesi e mesi di scetticismo, stanno cominciando a guardare con sempre maggiore interesse al fenomeno. Il Presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley, ha dichiarato che la banca centrale americana sta vagliando l’ipotesi di lanciare una propria moneta digitale, cosa che ha contribuito ad alimentare gli acquisti sul bitcoin.

Future e consumo elettrico – Ma c’è qualcosa che secondo alcuni operatori potrebbe snaturare la filosofia del bitcoin e cambiarne la logica. Il Cme Group, un colosso finanziario di Chicago, intende quotare entro quest’anno un future sul bitcoin. Il future è un contratto derivato con il quale acquirente e venditore si impegnano a scambiarsi una determinata quantità di una certa attività finanziaria (in questo caso il bitcoin) a un prezzo prefissato e in una data futura prestabilita. Ciò legherebbe l’andamento del bitcoin a quello dell’indice del future, su cui grandi investitori istituzionali potrebbero far convergere cospicue masse di denaro per giocare una loro partita sulla criptovaluta. Questo, secondo alcuni, potrebbe segnare la morte del bitcoin e del suo concetto. Inoltre, c’è un altro rischio che incombe ed è di natura ecologica. Tutto il sistema dei bitcoin consuma oggi quasi la stessa energia di un paese grande come il Marocco e l’esigenza energetica del bitcoin potrebbe addirittura superare quella degli Stati Uniti da qui a due anni. L’incremento dei consumi di energia elettrica è legato alla natura concorrenziale che sta alla base de sistema di ottenimento dei bitcoin. Più la potenza di calcolo aumenta e più si fa complesso risolvere i problemi crittografati che sono necessari per ottenere la valuta. Non c’è dubbio sul fatto che il bitcoin sia oggi la più famosa e utilizzata valuta virtuale, ma i costi poco competitivi sulla lunga distanza potrebbero bloccare la sua diffusione a favore di altre valute consimili, oggi meno redditizie,ma meno onerose da ottenere.