
La Borsa di Mosca (foto Wikimedia commons)
Riapertura parziale dopo quasi un mese di stop per la Borsa di Mosca. Dalla mattina di oggi, 24 marzo, possono essere nuovamente negoziati 33 dei 50 titoli presenti sull’indice benchmark Moex. La piazza finanziaria russa era stata chiusa il 25 febbraio, all’indomani dell’inizio dell’invasione in Ucraina: il giorno prima aveva riportato perdite del 33%. La prima sessione è in segno positivo e dopo poche ore dall’inizio delle contrattazioni il Moex guadagna il 4,37%. Acquisti su quasi tutte le principali società e in particolare sulle società energetiche, con Gazprom a +13,3% e la compagnia petrolifera statale Rosneft al +16,9%, oltre a Lukoil che sale del 12,4%. Unica eccezione la compagnia aerea di bandiera Aeroflot, che perde più di 16 punti percentuali a causa della chiusura dei cieli europei alle società russe. Secondo alcuni analisti, però, questi numeri possono considerarsi artificialmente gonfiati: il governo di Mosca, infatti, ha vietato agli stranieri di negoziare sulla Borsa di Mosca e ha anche imposto uno stop temporaneo alle vendite allo scoperto. Inoltre, il ministero delle Finanze ha dichiarato lo scorso primo marzo che avrebbe usato l’equivalente di dieci miliardi di dollari per comprare azioni russe, una prospettiva che ha alimentato l’ottimismo degli investitori locali. I valori borsistici del Moex e delle azioni restano comunque ancora molto lontani dalle cifre pre-guerra. E l’indice denominato in dollari, l’Rts, cede il 7%.
«Per il gas solo rubli» – Sul fronte monetario continua il parziale rimbalzo del rublo sull’euro: oggi il cross tra le due valute è in discesa dello 0,98%, a 106 rubli per ogni euro, un valore ben lontano dal massimo di 163 dello scorso 7 marzo. A spingere la moneta russa sono soprattutto le dichiarazioni di ieri pomeriggio del presidente Vladimir Putin, che ha annunciato che d’ora in poi le forniture di gas dalla Russia in favore di quelli che definisce «Paesi ostili» (Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea) dovranno essere pagate in valuta locale. Una prima controffensiva alle sanzioni economiche occidentali, che ha fatto scendere per la prima volta da settimane il rublo sotto la soglia critica dei 100 ogni dollaro. Secondo gli analisti, però, i contratti di fornitura di solito specificano la valuta di pagamento, e nella maggior parte dei casi si tratta di euro o di dollaro, mentre la moneta russa non è prevista come alternativa. Per questa ragione, ha affermato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, qualora le società russe facessero fede alle parole di Putin si tratterebbe di una infrazione dei termini contrattuali, potenzialmente in grado di tradursi in controversie legali. D’altra parte, qualora la Russia “chiudesse i rubinetti” a chi si rifiuta di pagare il gas in rubli, la crisi energetica europea potrebbe peggiorare ulteriormente. Il Governo italiano non ha ancora espresso una posizione ufficiale sull’argomento, anche se Francesco Giavazzi, consulente del presidente del Consiglio Mario Draghi, ha affermato: «Pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro». Nei prossimi tempi potrebbe essere decisa una posizione comune a livello dell’Unione. Il prezzo del gas europeo Ttf, ieri in rally del 18,5% dopo le parole del presidente russo, oggi è in calo del 6,02% a 98 dollari al megawattora.
Bce, «Rischi estremi al ribasso» – Intanto, la Banca Centrale Europea ha pubblicato il suo bollettino per marzo 2022, descrivendo una situazione di incertezza non solo a causa della guerra ma anche della recente risalita dei contagi da Covid-19 in molti Paesi europei. In particolare, scrive l’istituto di Christine Lagarde, «i rischi estremi al ribasso derivanti da un ulteriore inasprimento delle tensioni potrebbero compromettere la ripresa mondiale, alimentando al contempo le pressioni inflazionistiche». Per ora, comunque, non si tratta di rischi tali da cambiare le previsioni sull’inflazione di medio periodo, prevista ancora intorno all’obiettivo del 2% annuo. La Banca Centrale ha dunque dichiarato che non farà seguito alla stretta monetaria della Federal Reserve americana e che, anche quando sarà terminato il suo programma di acquisto di titoli, il rialzo dei tassi di interesse non sarà immediato.
Milano maglia rosa – Dopo un’apertura in positivo, seduta calma per i mercati azionari europei, con l’indice continentale Stoxx 600 in calo dello 0,17%. Milano miglior piazza con il Ftse Mib a +0,47% (24.412 punti base). Parigi è piatta e Londra guadagna lo 0,12%. In rosso Francoforte (-0,3%) e Madrid (-0,52%). Sul paniere italiano strappo di Tim, che guadagna il 9% e va in asta di volatilità, dopo che il fondo americano Kkr ha confermato il suo interesse nella società e indiscrezioni di stampa hanno rivelato anche l’attenzione di altri fondi. Su anche Terna (+1,98%) ed Eni (+1,88%). Vendite invece su Pirelli (-1,69%) e Saipem.