I mercati continuano a guardare con preoccupazione gli sviluppi dell’epidemia di coronavirus. Come salgono i decessi, ora a quota 170, la paura si riflette sull’economia mondiale. In rosso le Borse europee, sulla scia di quelle asiatiche. In mattinata male Milano e Parigi che cedono lo 0,9%. Così anche Francoforte (-0,7%) e Londra (-0,5%). I listini delle principali economie d’Asia crollano sempre di più: -5,5% per Taiwan, Hong Kong -3%, mentre Tokyo si assesta sui minimi da tre mesi, perdendo l’1,7%.
Piazza Affari apre in rosso – A pesare a Milano è soprattutto il calo dei titoli bancari e petroliferi, in linea con tutta Europa. Solo Enel, con un +0,2%, riesce a resistere all’ondata di vendite scaturita dal coronavirus che ha portato molte imprese a interrompere le loro attività. Il Ftse Mib cede l’1,19%, Saipem il 2,3%, Eni l’1,8%, Banco Bpm il 2,18%, Finecobank il 2,15 per cento, Intesa Sanpaolo l’1,55 per cento. Giù anche Pirelli (-1,4%), Cnh (-1,66%), Piaggio (-2,14%) e Brembo (-1,22%). A risalire è anche lo spread tra Btp e Bund che, dopo aver toccato i minimi da ottobre nella serata di mercoledì 29 gennaio, si alza nella mattina di giovedì a 135,9 punti base, con un tasso di rendimento decennale italiano allo 0,955%.
Effetto coronavirus – Gli investitori sono preoccupati degli effetti che la psicosi da contagio può avere sull’economia cinese (che da sola pesa il 19% dell’economia mondiale). Come spiega l’investitore Luigi Nardella di Ceresio Investors a IlSole24Ore, le drastiche misure adottate da Pechino per limitare al massimo futuri contagi «hanno di fatto paralizzato qualsiasi attività economica» cinese, in un momento in cui l’economia del Dragone dava segnali di ri-accelerazione e di ripresa. Non basta a rassicurare i mercati l’annuncio di Jerome Powell, presidente della Fed, che ha dichiarato che lascerà la politica monetaria invariata, dicendosi però preoccupato per l’emergenza sanitaria, anche dopo l’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di possibili misure emergenziali. Guardando agli Stati Uniti, qualche segnale positivo arriva dalle trimestrali, che stanno registrando risultati superiori alle attese (a mercoledì scorso il 25% delle società aveva dato numeri superiori alle attese per il 72%).