La sede della Banca centrale russa (EPA/Sergei Ilnitsky)

Le immagini delle file di russi davanti ai bancomat stanno iniziando a moltiplicarsi su Twitter e sui principali social network. Dopo le sanzioni occidentali contro Mosca per l’invasione in Ucraina il rublo affonda e cede il 20% sul dollaro, raggiungendo il minimo storico a 117 per un biglietto verde prima di assestarsi sui 98. Le contrattazioni sul mercato monetario russo oggi, 28 febbraio, sono iniziate con tre ore di ritardo. Questo però non ha impedito il calo, in risposta al quale la Banca centrale russa ha annunciato che alzerà i tassi di interesse. Passeranno dal 9,5% attuale al 20%, «per rendere più attraenti i depositi», ha spiegato l’istituto centrale in una nota. Un intervento che avviene dopo che l’agenzia di rating S&P Global ha declassato i titoli sovrani russi da “BBB” a “spazzatura”. In attesa delle decisioni della banca centrale non sono state ancora aperte le trattative sulla Borsa di Mosca: potrebbe restare chiusa tutto il giorno oppure aprire nel pomeriggio.

 

Rischio fallimento per Sberbank – Se Mosca non è ancora aperta e a Francoforte è stata sospesa la negoziazione di 16 titoli russi (tra cui Aeroflot e Lukoil), sulle altre Borse europee è pioggia di vendite per le azioni di società russe. A Londra Sberbank cede il 70% e Rosneft Oil, compagnia petrolifera statale, il 40%. Simile destino per Gazprom Neft (-19%) e Phosagro (-63%). British Petroleum ha annunciato che venderà la propria quota del 19% in Rosneft e sta scontando l’esposizione in Russia con un -6% sul mercato. Lascerà il Paese anche Equinor, colosso energetico controllato per due terzi dallo Stato norvegese, che in Russia deteneva attivi per 2,1 miliardi di dollari. Intanto, la Banca centrale europea ha messo in guardia sul rischio di fallimento per Sberbank Europe e per le sue filiali in Croazia e Slovenia, «per il deterioramento della loro situazione di liquidità», aggiungendo che la banca «nel futuro vicino non sarà probabilmente in grado di pagare i suoi debiti».

Piazza Affari – Milano, come tutte le Borse europee, ha aperto in forte calo (-2,24%), cedendo un altro 0,3% nelle successive tre ore di contrattazioni, con il Ftse Mib a 25.116 punti base. Particolarmente sotto pressione le banche, soprattutto quelle con notevoli esposizioni in Russia. Il titolo di Unicredit, che cede il 10,22%, è stato brevemente sospeso in mattinata per eccesso di ribasso. Vendite anche su Intesa Sanpaolo (-6,13%), Banco Bpm (-4,51%) e Banca Mediolanum (-4,33%). Giornata di acquisti invece per il comparto della difesa, dopo l’annuncio della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen che l’Unione Europea finanzierà l’acquisto di armi da parte dell’Ucraina. Leonardo guadagna il 16,69% ed è stata sospesa per eccesso di rialzo. Sprint anche per le azioni di Fincantieri (+17,96%). In mattinata, Borsa Italiana ha sospeso la negoziazione degli strumenti finanziari denominati in rubli.

Volano gas e petrolio – Continua intanto l’aumento dei prezzi delle materie prime. Diversi acquirenti di gas naturale hanno sospeso i loro acquisti dalla Russia in attesa di maggiori informazioni sulle restrizioni alle banche di Mosca, facendo lievitare il prezzo del gas europeo di Amsterdam del +35% prima di una correzione verso l’attuale +12% a 104 dollari al megawattora. Aumenta anche il greggio: il Brent sfiora i 100 dollari al barile (+4,69% a 98,53 dollari), mentre il Wti scambia a 95,86 dollari. Sul fronte alimentare, sale del 9% il prezzo del grano di cui sia Ucraina che Russia sono grandi esportatori, costituendo insieme quasi il 30% del commercio mondiale. Nell’incertezza sui futuri sviluppi geopolitici ed economici, intanto, gli investitori continuano ad affidarsi ai beni rifugio. L’oro supera i 1.900 dollari l’oncia e sono in calo i rendimenti del Treasury decennale statunitense. Si rafforza anche il dollaro sull’euro: il cross tra moneta unica e biglietto verde diminuisce dello 0,45%, a 1,12.