calo borse

I timori sui mercati asiatici per il crollo del prezzo del petrolio hanno fatto segnare a Shanghai un nuovo minimo in 13 mesi

Un barile di petrolio a meno di 30 dollari. Il nuovo minimo del prezzo dell’oro nero manda in crisi i mercati asiatici. Shanghai ha chiuso con un tonfo del 6,4% nel suo indice principale, il Composite. Era da 13 mesi che il listino cinese non cadeva così in basso. Nella Repubblica Popolare fa peggio solo Shenzhen che lascia il 7,12%. L’andamento delle altre piazze della regione non è comunque incoraggiante: Tokyo arretra del 2,35%, Taiwan perde lo 0,83%, Hong Kong frena del 2,53%.

Alla base del crollo di giornata ci sarebbe la decisione del colosso petrolifero Exxon di rivedere al ribasso l’attesa della vendita del petrolio in Cina. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il calo stimato è del 2,2% fino al 2025. Questo significherebbe l’aumento del volume delle scorte ferme almeno fino al 2030 quando la domanda dovrebbe ricominciare a crescere. I timori hanno quindi invaso i mercati asiatici e hanno spinto gli investitori a preoccuparsi per una Cina in forte rallentamento. L’innalzamento dei tassi di interesse deciso dalla Federal Reserve non ha certo migliorato la situazione. La Banca Centrale Cinese ha cercato di correre ai ripari immettendo nel sistema finanziario più liquidità: 440 miliardi di yuan, pari a 62 miliardi di euro, in vista del Capodanno cinese. Il destino del gigante asiatico, però, sembra essere segnato della partenza alla volta degli Stati Uniti di molti capitali.

La caduta libera dei mercati dell’Estremo Oriente ha avuto effetti anche sui listini europei. Parigi ha aperto in negativo di un punto e mezzo percentuale. A Piazza Affari il segno meno sul Ftse Mib è stato dell’1,5%. A farne le spese soprattutto le banche. Il titolo peggiore è stato quello di Monte dei Paschi di Siena che è stato bloccato perché non riusciva a far prezzo. Sono state scambiate circa due milioni di azioni con cali che hanno raggiunto il 6,9%. Anche gli altri istituti di credito sono partiti male: Unicredit lascia il 3,1%, Intesa il 2,2%.

Lara Martino