L’inizio della presidenza europea è stato segnato per la Grecia da un accordo da 500 milioni con il colosso petrolifero britannico, la British Petroleum (Bp), per l’estrazione del greggio greco. Da quando è stata rivelata la loro presenza, i ricchi giacimenti di idrocarburi nascosti sotto le acque elleniche fanno gola alle multinazionali. La Bp non è un’eccezione. L’accordo che una delle compagnie petrolifere più grandi del mondo ha firmato con lo Stato greco e con la compagnia greca Energean Oil & Gas prevede, per i prossimi sei anni, l’assorbimento al completo dei diritti di sfruttamento del petrolio esistente nel giacimento petrolifero di Prinos, sull’isola di Thassos, nel Mar Egeo settentrionale.
La Bp è tornata in Grecia in in vista di nuovi sviluppi che promette il settore degli idrocarburi. Nel 2009, quando il Paese si era trovato sull’orlo del baratro economico, la Bp aveva venduto tutte le proprie attività al gruppo greco Ellinika Petrelea (Elpe). “L’accordo con la Bp – ha detto il ministro greco per l’Ambiente Yannis Maniatis – comporta importanti vantaggi per lo Stato greco e dimostra la fiducia della Bp nel mercato energetico della Grecia”. Mentre l’ambasciatore britannico ad Atene, John Kittmer, presente alla cerimonia della firma, ha detto che “la Grecia può contribuire a garantire l’approvvigionamento di fonti energetiche per l’Europa”.
La capacità del giacimento di Prinos ammonta a 4.000 mila barili al giorno. “La collaborazione con un gruppo internazionale come la Bp dà alla Grecia la possibilità di riattivare il programma di investimenti che prevede l’attuazione di tre nuovi pozzi per trivellazioni a Prinos entro il 2014”, ha detto Mathios Rigas, Consigliere d’amministrazione della Energean Oil & Gas.
Anna Lesnevskaya