caseL’Italia è un Paese per vecchi, anche quando si parla di case. I dati sul sistema previdenziale presentati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) dicono che l’80 per cento dei pensionati possiede un’abitazione di proprietà. Ma non è lo stesso per i loro figli e nipoti: soltanto il 61 per cento dei under 45 è proprietario di casa, e il tasso scende al 9,6 per chi ha dieci anni di meno, come mostra l’ultimo studio sugli immobili italiani compilato dall’Agenzia delle Entrate.

In totale i proprietari di case in Italia sono 24 milioni e 259 mila, e di questi il 40 per cento sono per l’appunto pensionati. Non la maggioranza in assoluto (con l’eccezione del Sud Italia), perché i lavoratori dipendenti sono il 41,4 per cento, ma sicuramente quelli che possiedono la casa più costosa. Il valore di mercato dei loro immobili è in media di 200 mila euro, mentre l’abitazione di un dipendente ne vale 40 mila in meno.

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Questo divario del mattone ha spiegazioni sia culturali che economiche. La priorità di un tempo era comprarsi la casa, adesso è trovare lavoro. Il mercato immobiliare è calato un po’ come è calata la curva dei matrimoni, per ragioni simili ma non del tutto identiche.

Nel 2006 il 70 per cento degli italiani individuava nel mattone l’investimento ideale. Oggi quella quota è collassata al 29 per cento. I soldi vengono indirizzati altrove, nonostante i valore delle case non siano mai stati così bassi. A Milano città il prezzo al metro quadro è calato dai 3.862 euro di gennaio 2012 ai 3.712 dell’ottobre di quest’anno. Una sforbiciata di quasi il 2 per cento. Tanto, ma quasi niente se paragonato al crollo di Roma, dove i prezzi sono scesi dell’8,39 per cento in un anno. Dai 4.214 euro di ottobre 2012 ai 3.860 di quest’anno.

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Tra i motivi per cui il blocco dei nuovi proprietari non cresce, ma anzi, si restringe, c’è la questione dei mutui. La maggior parte degli under 35 per le banche non sono soggetti affidabili perché non hanno uno stipendio fisso. Niente garanzie, niente mutuo. Il fondo di 50 milioni di euro istituito nel 2011 dall’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni è rimasto inutilizzato. Ad oggi il finanziamento è stato erogato solo a 96 coppie, come riferito dalla Consap, la società che gestisce il fondo, al Sole 24 ore. Dei 50 milioni ne è stato utilizzato solo uno.

Tra i motivi poca collaborazione da parte delle banche e criteri ristrettivi per potervi accedere. Tra questi c’era l’obbligo di essere sposati, con un reddito non superiore ai 35 mila euro annui e almeno uno stipendio derivante da un contratto di lavoro a tempo. Il governo Letta ha alzato il reddito a 40 mila euro, ma per ora i giovani proprietari restano pochi. L’ultima speranza: ereditare la casa dei nonni, che l’abitazione ce l’hanno e anche di valore.

Susanna Combusti