Ventiquattr’ore. È il tempo che Forza Italia ha chiesto in commissione Finanze della Camera per cercare una mediazione sulla riforma del catasto. Oggi, 3 marzo, i deputati si riuniranno ancora per superare uno stallo che dura da più di un mese: la delega fiscale. L’ostacolo più grande rimane l’articolo 6. Secondo quanto sostiene la sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) Maria Cecilia Guerra, da questo potrebbero dipendere le sorti dell’esecutivo: «Se non viene approvato, si ritiene conclusa l’esperienza di governo». Nel frattempo, il Senato cerca di evitare le difficoltà che sta affrontando la Camera: il sottosegretario Roberto Garofoli, con i ministri Giancarlo Giorgetti e Federico D’Incà, hanno già incontrato i capigruppo e condiviso la road map che porterà entro giugno al via libera del Parlamento.
L’articolo 6 – Ci sono ancora 476 emendamenti da votare, dato che la richiesta avanzata ai partiti la sera prima che si riunisse la commissione il 2 marzo è andata a vuoto. L’obiettivo del centrodestra rimane quello di eliminare l’articolo 6, nonostante il governo abbia già ribadito la sua centralità nella riforma. Intitolato “Princìpi e criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto dei fabbricati”, il punto in questione potrebbe interessare circa 39 milioni di italiani. Le nuove norme proposte prevedono la messa a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle entrate strumentazioni che facilitino l’individuazione di immobili e terreni censiti in modo non corretto. Dopo diversi tentativi falliti, ultimo in ordine cronologico quello nel 2015, il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato chiaro nei confronti della sua maggioranza. La revisione del catasto va fatta, «ora o mai più».
Centrodestra diviso – Ora la partita è tutta in mano al centrodestra, che deve decidere se puntare alla solidità dello schieramento o del governo. Forza Italia non ha ancora formalizzato la propria proposta di modifica dell’articolo 6, ma come ha spiegato la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini a Radio Capital «verrà presentata nella giornata di oggi (3 marzo) e spero che sia risolutiva». Se in un primo momento il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che della riforma «se ne occupano i gruppi parlamentari, io mi sto occupando di altro», nel pomeriggio del 2 marzo poi l’ha citata durante il suo intervento in Aula al Senato. Dopo la prima seduta della Commissione, i deputati leghisti hanno attaccato la sottosegretaria Guerra accusandola di «irresponsabilità», mentre della proposta di riforma dicono che sia «una mera indagine statistica». Anche dopo la riunione di Matteo Salvini con i parlamentari di questa mattina, la Lega rimane ferma sulla richiesta di stralcio dell’intero pacchetto. Fuori dalla maggioranza di governo, Giorgia Meloni ha definito «gravissimo» l’atteggiamento dell’esecutivo. La presidente di Fratelli d’Italia ha infine invitato i colleghi del centrodestra a «riflettere».
Il richiamo all’unità – Il dissenso sull’aut aut imposto dal governo sulla riforma viene condiviso dagli esponenti del Movimento 5 Stelle. Il vicepresidente del gruppo del Senato Marco Pellegrini ha definito «irricevibili» le parole di Guerra e «inaccettabili» le pressioni fatte dall’esecutivo. Per quanto riguarda il Partito Democratico, Enrico Letta si dice tranquillo sulle sorti della maggioranza, «perché chiunque aprisse una crisi di governo ora sarebbe considerato un folle». Nel punto stampa al Parlamento Ue il segretario ha poi richiamato all’unità il Paese attorno al governo Draghi, ribadendo che «la nostra gente è angosciata per la guerra».