Non è stato solo l’autore del più grande scandalo finanziario che Wall Street abbia mai visto, Bernard Madoff, morto in carcere mercoledì 14 aprile a 82 anni, rimarrà negli annali come il truffatore per antonomasia. Da quando, in seguito alla crisi di Lehaman Brothers del 2008 e il crollo dei mercati che ne seguì, il business fraudolento da lui messo a punto venne scoperto, il suo cognome è diventato sinonimo di truffatore. Da «Il Madoff dei Parioli», a «La Madoff in gonnella», passando per «Il Madoff della Maremma», non sono stati pochi gli impostori della finanza nostrani che negli ultimi anni si sono guadagnati questo appellativo. Ma difficilmente qualcuno potrà eguagliare il finanziere di New York: quando nel 2008 la verità venne a galla, Madoff vantava un impero di 171 miliardi, costruito sul denaro derubato a investitori  e risparmiatori per un totale di circa 65 miliardi di dollari.

Bernie Madoff

Bernie Madoff il giorno del suo arresto (Ansa)

«Un crimine diabolico» – Così il giudice Denny Chin, che nel 2008 condannò Madoff a 150 anni, ovvero la massima pena possibile, definì il suo caso. Uno schema di truffe portato avanti per oltre un decennio, da quando, a partire dai primi anni ’90, Madoff iniziò a sfruttare l’elevata reputazione che si era conquistato durante gli anni da broker per circondarsi di una schiera di investitori: a loro prometteva tassi di interessi alti e sicuri (circa il 10%), che puntualmente pagava. Peccato che il denaro utilizzato non proveniva da investimenti oculati, ma dai soldi derubati ai nuovi clienti. È lo «schema Ponzi», un sistema di frode piramidale che deve il suo nome a un altro truffatore passato alla storia, l’italo-americano Charles Ponzi. Madoff depositava poi il denaro su un conto della Chase Bank, senza mai impiegarlo in operazioni finanziarie. Tra le sue vittime finirono anche celebrità come Steven Spielberg e Kevin Bacon. Stando a quanto da lui sostenuto, Madoff – che in quel processo del 2008 si dichiarò colpevole di tutte le 11 imputazioni a suo carico, con tanto di scuse – avrebbe avviato la sua frode in seguito allo stallo dei mercati dovuto alla recessione innescata dalla Guerra nel Golfo. Il tutto ha funzionato incredibilmente per anni, senza che nessuno se ne accorgesse, nonostante dal 1992 al 2008 fossero stati presentate alla Sec – l’autorità di controllo del mercato azionario, l’equivalente americano della Consob  – ben sei esposti contro di lui.

La denuncia dei figli – A pagare il prezzo più alto per l’avidità di Madoff sono sono state le persone a lui più vicine, a cominciare dai figli. Fu proprio uno di loro, Mark – dopo aver costretto, con l’aiuto del fratello, il padre a confessare la verità – a denunciarlo. Lo scandalo e il disonore di portare quel cognome furono però troppo pesanti da sopportare: nel 2010, il giorno del secondo anniversario dall’arresto del padre, Mark si tolse la vita.

Da bagnino a finanziere – Gli occhi chiari, la giacca sempre in ordine. Guardando le vecchie foto di Madoff, non ci vuole troppo a capire perché le persone si fidassero di lui. Nato a New York nel 1938 da una famiglia di origine ebraica, il futuro truffatore inizia la sua carriera da broker negli anni Sessanta, quando, grazie ai risparmi guadagnati facendo il bagnino a Long Island, fonda la sua prima società. La sua carriera è un’ascesa continua, fino a divenire nel 1990, presidente del Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici. Ottiene grandi risultati, riuscendo ad attirare società multimiliardarie come Apple, Sun Microsystems, Google e Cisco System. Fu proprio questa carica, unita al suo savoir-faire e alla presenza impeccabile, a permettergli di conquistare quell’ottima reputazione che fu alla base prima dei suoi successi e poi della rovinosa caduta.