Cattive notizie da Bruxelles per l’Italia. Nelle Previsioni economiche d’autunno presentate oggi, 8 novembre, la Commissione Europea ha stimato una riduzione del Prodotto Interno Lordo (Pil) italiano rispetto ai dati elaborati a luglio. Il valore complessivo delle merci e dei servizi prodotti nel Belpaese è dato al ribasso dall’1,3% all’1,1% per quanto riguarda il 2018. Un trend negativo destinato a ripercuotersi sul successivo triennio, che vedrà il dato in crescita, ma in ritardo rispetto a quello degli altri Paesi europei. La percentuale dovrebbe salire all’1,2% nel 2019 e all’1,3% nel 2020 grazie all’aumento delle esportazioni e della spesa pubblica. Cifre in ogni caso ben distanti dalle previsioni del governo nel suo Documento programmatico di bilancio, inviato il 16 ottobre ai vertici europei.

La posizione della Commissione – Secondo le stime del nostro esecutivo, il Pil vedrà un innalzamento all’1,5% e all’1,6% nei prossimi due anni. Previsioni giudicate fin troppo ottimistiche dall’Unione Europea, la cui posizione è rappresentata dalle parole di Pierre Moscovici, commissario agli affari economici e già protagonista, nelle scorse settimane, di aspri dibattiti con il vicepremier Matteo Salvini, da lui etichettato come fascista e razzista. «Le nostre previsioni differiscono da quelle del Governo – ha detto Moscovici – a causa delle nostre previsioni sulla crescita, che sono più conservative, delle previsioni sulla spesa che sono più alte, in particolare per la più alta spesa per interessi». Pesa dunque il recente innalzamento dello spread, vale a dire l’aumento dei tassi di interesse dei titoli di Stato. Non a caso, Moscovici ha lasciato aperti degli spiragli di miglioramento, a patto che la manovra cambi già a partire dai documenti che dovrebbero essere inviati la prossima settimana da Palazzo Chigi.

Deficit in aumento – Il dato del Pil si inserisce in un quadro che non sembra destinato a mutare positivamente nel breve-medio periodo. Il deficit pubblico, calcolato in rapporto con le entrate dello Stato, rischia di subire un progressivo deterioramento già dall’anno corrente: nel 2018 dovrebbe arrivare all’1,9%, per poi giungere al 2,9% del Pil nel 2019 per il sensibile aumento della spesa pubblica e della flessibilità per garantire il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni con il raggiungimento della famigerata quota 100. La conseguenza è lo sforamento nel 2020 del tetto massimo del 3% consentito dal Patto di stabilità europeo, che potrebbe così portare all’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Si attendono le repliche della coalizione giallo-verde, che ha invece previsto una riduzione del deficit dello 0,6% già a partire dal prossimo anno.

L’andamento europeo – Complessivamente, Moscovici si è espresso positivamente sulla tenuta europea nel prossimo triennio, giustificata da un’occupazione in costante aumento e destinata a tornare «ai livelli prima della crisi». Anche in Italia, la disoccupazione è destinata a scendere di un abbondante punto percentuale, dall’11,7% del 2017 al 10% del 2020. Il debito pubblico dell’Unione dovrebbe continuare a contenersi sotto l’1%, non subendo così le influenze negative del caso italiano. Il Pil di ogni Stato è dato in evidente crescita, con l’Italia fanalino di coda fino al 2020, quando dovrebbe superare il fatturato del Regno Unito. Che a quel punto, però, dovrebbe già essere fuori dai confini istituzionali europei.