Un’economia «in stallo» dall’inizio del 2018 e che ancora «non mostra segnali significativi di ripresa». Il giudizio della Commissione Europea non lascia spazio ad interpretazioni: l’Italia resta il fanalino di coda sulla crescita economica del Vecchio Continente. Nelle previsioni economiche di autunno la Commissione lascia invariata la stima sul Pil rispetto all’estate (+0,1%) mentre taglia quella sul prossimo anno (da +0,7% a +0,4%). Nel 2020, infatti, l’Italia avrà una «modesta ripresa» della crescita grazie a «domanda esterna e spesa delle famiglie, che però è attenuta dal mercato del lavoro in deterioramento». In contemporanea giovedì mattina è stato pubblicato il primo bollettino della Banca Centrale Europea da quando Christine Lagarde ha preso il posto di Mario Draghi. E i risultati non sono certo positivi, evidenziando una «protratta debolezza delle dinamiche di crescita dell’area dell’euro, la persistenza di pronunciati rischi al ribasso e pressioni inflazionistiche contenute». Secondo la Bce a pesare sono le «incertezze connesse a fattori geopolitici», il «crescente protezionismo» e «la vulnerabilità nei mercati emergenti».

Italia fanalino di coda – Secondo le stime della Commissione Ue, l’Italia resta ultima tra i Paesi membri per la crescita sia nel 2019 che nel 2020. Al top di quest’anno invece c’è l’Irlanda (+5,6%), seguita da Malta (+5%), mentre va male per la Germania, penultima con un misero +0.4% per poi recuperare nel 2020 e 2021 con un +1%. La crescita della Francia invece rimane stabile al +1,3% sia nel 2019 che nel 2020, quando ai primi due posti si posizioneranno Polonia (+4,2%) e Romania (+3,6%). Nelle sue stime, il giudizio della Commissione sull’Italia è severo e fa notare che anche se «il mercato del lavoro è rimasto resiliente di fronte al rallentamento economico, gli ultimi dati puntano a un deterioramento». Non solo: «Il numero dei senza lavoro difficilmente calerà anche a causa del nuovo reddito di cittadinanza che indurrà progressivamente più persone a registrarsi come disoccupate». Il deficit italiano invece rimarrà stabile al 2,2% nel 2019 e in lieve aumento al 2,3% il prossimo anno.

Debolezze dell’eurozona – La Bce nel suo bollettino mette in evidenza le debolezze strutturali dell’eurozona confermando «un’espansione moderata» seppur «positiva»: nel secondo trimestre del 2019 la crescita del Pil è stata confermata allo 0,2% rispetto al periodo precedente dopo un incremento dello 0,4% del secondo trimestre. «Tale rallentamento – si legge nel bollettino – rispecchia soprattutto la perdurante debolezza del commercio internazionale, in un contesto di persistenti incertezze a livello globale, che continuano a pesare sul settore manifatturiero dell’area euro e frenano la crescita degli investimenti».