confcommercioSi era parlato di “beneficio per le imprese”. La boccata d’ossigeno resa possibile dal taglio del cuneo fiscale, deciso dalla legge di stabilità passata in Senato nella notte tra il 26 e il 27 novembre, rischia invece di essere vanificata dall’aumento degli acconti su Ires (l’imposta sul reddito delle società) e Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive). A lanciare l’allarme è la Confcommercio, secondo cui il beneficio sarebbe in realtà “azzerato”.

La manovra della scorsa settimana prevede che nel 2014 il cuneo fiscale a favore delle imprese venga ridotto attraverso un abbassamento dei premi Inail: un modo, spiegava il governo, per alleggerire gli oneri delle imprese di un miliardo di euro circa. Per l’associazione dei commercianti, è “un beneficio già di per sé troppo esiguo”. E sarebbe reso nullo dai pagamenti richiesti ora entro la fine dell’anno per coprire la cancellazione della seconda rata dell’Imu.

“In pratica – denuncia Confcommercio – viene chiesto alle imprese di anticipare oggi alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno”. Il maggior gettito fiscale generato dall’aumento degli acconti di imposta Ires-Irap vale 1,147 miliardi: versamenti che, di fatto, “garantirebbero allo Stato introiti di importo complessivo superiore alla dimensione stessa della riduzione del cuneo fiscale promessa”.

L’analisi di Confcommercio, condotta in collaborazione con il Cer, sottolinea inoltre come alcune delle coperture previste per l’abolizione della prima rata dell’Imu non siano state in realtà conseguite. Il riferimento è alla cosiddetta “sanatoria giochi”, dalla quale si attendevano 600 milioni di gettito, e a parte dei maggiori introiti Iva associati allo sblocco dei pagamenti della Pubbliche Amministrazioni, pari a 925 milioni. Due forme di prelievo che l’organismo dei commercianti definisce a impatto nullo per il sistema economico. “Se fossero state realizzate, quelle misure non avrebbero inciso sulla percezione del livello di pressione fiscale e quindi non avrebbero tolto forza al messaggio di riduzione della stessa”.

Giulia Carrarini