Il governo sta mettendo a punto gli ultimi capitoli dell’oramai ex-decreto Aprile: sul piatto ci sono 55 miliardi che però potrebbero non bastare per fronteggiare l’emergenza coronavirus e attuare i progetti dei vari Ministeri. Il bonus di marzo da 600 euro viene rinnovato per altri due mesi così come l’assegno per le baby sitter. Ma i problemi non mancano: secondo alcune fonti l’Inps avrebbe sbagliato i calcoli sui fondi della cassa integrazione restando indietro di 7 miliardi di euro. Bisogna anche risolvere lo scontro tra alcuni ministri su reddito di emergenza e partecipazione dello Stato alle imprese. Il dubbio più grande resta quello su chi dovrà erogare il reddito di emergenza – Inps o comuni – e per le grandi opere, ferme già prima della pandemia. Secondo Italia Viva, il Reddito di emergenza, se copre anche il lavoro in nero, ha perso i connotati dello strumento emergenziale. I renziani poi, secondo il Messaggero, contestano il meccanismo degli aiuti alle imprese, che definiscono “statalista”. Conte vorrebbe portare il decreto al prossimo Consiglio dei ministri, ma è probabile che siano necessari alcuni giorni in più.
Ecco i punti principali della bozza del Decreto:
Bonus 600 euro – Il bonus di 600 euro pagato a marzo ai lavoratori autonomi verrà rinnovato per due mesi. Ad aprile l’Inps effettuerà automaticamente il versamento, a maggio il contributo salirà a 1.000 euro, ma ci saranno delle condizioni. Potrà richiederlo soltanto chi dimostrerà di aver subito una riduzione del fatturato del 33 per cento nel bimestre marzo-aprile.
Reddito di emergenza – L’assegno andrà da 400 a 800 euro a seconda della composizione del nucleo familiare. Tra i vari requisiti, chi lo richiede nel mese precedente non dovrà aver conseguito un reddito superiore al sussidio stesso. Inoltre, non dovrà avere un patrimonio mobiliare (come per esempio conti correnti o postali) superiore a 10.000 euro, più 5.000 euro per ogni componente del nucleo familiare (ma c’è un massimo complessivo di 20.000 euro).
Divieto licenziamenti – La bozza allunga il divieto di licenziamenti per altri tre mesi (il decreto di marzo aveva già previsto il divieto per due mesi). Le imprese potranno trasformare i licenziamenti in cassa integrazione, e la cassa integrazione in deroga Covid-19 viene estesa fino a 18 settimane.
Baby sitter – L’assegno sale a 1.200 euro, ma chi ha già usufruito dei primi 600 euro, potrà chiedere solo il residuo. Il sussidio potrà essere utilizzato anche per iscrivere i figli ai centri estivi. Per i medici, gli infermieri e gli operatori sociosanitari il bonus passa da 1.000 a 2.000 euro.
Congedo per i figli minori – Il congedo potrà essere utilizzato dal 5 marzo scorso fino al prossimo 30 settembre. Quindi chi ha già utilizzato 15 giorni, avrà diritto ad altri 15 entro il 30 settembre. I congedi potranno essere usufruiti dai genitori che hanno figli di età non superiore ai 12 anni, e verranno retribuiti al 50 per cento dello stipendio.
Disabili – Vengono prorogati anche i giorni straordinari concessi a chi deve accudire una persona diversamente abile. A maggio e giugno queste persone avranno diritto a un totale di altri 12 giorni di congedo.
Colf – I collaboratori domestici che avevano contratti per un massimo di 20 ore settimanali potranno chiedere per i mesi di aprile e maggio 2020 un’indennità mensile di 400 euro. Per coloro che avevano contratti per più di 20 ore, l’indennità sarà di 600 euro.
Centri estivi – Viene introdotta una detrazione fiscale di 300 euro per l’iscrizione dei figli ai centri estivi. Lo potranno richiedere solamente le famiglie che hanno un reddito fino a 36.000 euro, e la detrazione coprirà solamente la parte di spese non coperte da altri bonus come quello per le baby-sitter.
Imprese – Fino alla fine dell’emergenza, le imprese dovranno garantire una sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti. I lavoratori che temporaneamente non possono svolgere le proprie mansioni otterranno un’indennità dell’80% della retribuzione, erogata dall’Inps.
La risposta di Confindustria – Il neo-presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un’intervista al Corriere della Sera avverte: «Abbiamo reddito di emergenza, reddito di cittadinanza, cassa ordinaria, straordinaria, in deroga, Naspi, Discol e potrei continuare. La risposta del governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di danaro a pioggia. Danaro che non avevamo, si tratta di soldi presi in prestito». Secondo Bonomi sarà possibile andare avanti in questo modo al massimo tre mesi. «Stabiliamo pure – continua – che le imprese non debbano licenziare, ma non si salvano per legge le aziende dal fallimento. Se questa è la rotta del governo, l’approdo non può essere che uno: l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale già a settembre-ottobre». Sempre Bonomi si fa portavoce di quanti ritengono che le strategie pensate dal governo per risollevare l’industria italiana potrebbero non bastare: sottolinea i vari difetti delle misure già pensate e lamenta una generale noncuranza degli interessi delle industrie. «Troppa burocrazia nel richiedere i contributi, le opere pubbliche già finanziate devono essere sbloccate e il governo deve agevolare le trattative con i sindacati» continua Bonomi. Non manca, poi, la condanna verso l’ipotesi dello “Stato imprenditore” ovvero di una partecipazione economica di minoranza delle istituzioni nelle imprese. In chiusura il presidente designato di Confindustria aggiunge: «Le proposte non ci mancano. Ho l’impressione che ci si prepari fin d’ora a scaricare le responsabilità su banche e imprese. Non lo permetteremo».