Lo shock prodotto dalla pandemia di coronavirus blocca l’economia e rende incerta ogni previsione di ripresa. È lo scenario delineato della Bce (Banca centrale europea) per i Paesi dell’Eurozona nel 2020. «Si prospetta una caduta del Pil tra il -5% e il -12% – spiega l’ultimo bollettino economico – le prospettive di miglioramento dipenderanno dalla rimozione delle misure dei contenimento ma i tempi e la portata della ripresa non sono determinabili». Il Pepp, programma flessibile per gli acquisti di titoli di Stato emanato dall’istituto di Francoforte per fronteggiare la crisi, rimarrà in vigore finché non terminerà l’emergenza, assicura il Consiglio direttivo della Banca, ma il pessimismo del bollettino fa crollare le Borse. In mattinata tra i listini Londra (-1,9%) è la peggiore. In calo anche Parigi (-1,7%), Madrid (-1,5%) e Milano (-0,68%).

Crisi epocale – «Un crollo di consumi senza precedenti», si legge nel documento. La pandemia e le relative misure di contenimento hanno colpito duramente il settore manifatturiero e dei servizi, con ripercussioni sulla capacità produttiva dell’economia dell’area e sulla domanda interna. Nel primo trimestre del 2020, interessato solo in parte dalla diffusione del virus, il Pil dell’area dell’euro è diminuito del 3,8 % rispetto al periodo precedente. La situazione potrebbe peggiorare nei mesi a venire, nonostante l’allentamento dei protocolli di sicurezza. «Il brusco ripiegamento dell’attività economica ad aprile – continua la nota – suggerisce che gli effetti della crisi saranno probabilmente persino più gravi nel secondo trimestre». Anche perché non si possono escludere nuove impennate della curva epidemica e una seconda ondata del virus che molti scienziati prevedono per settembre.

Il Pepp – Il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) è stato varato dall’istituto che fa capo Christine Lagarde per aiutare gli Stati dell’Eurozona (composta dalle nazioni che adottano l’euro come moneta) a fronteggiare l’emergenza Covid-19. Si tratta di un programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Banca, molti l’hanno definito un nuovo quantitative easing, in relazione agli interventi analoghi effettuati dalla Bce dal 2011 al 2018 per arginare la crisi economica. Secondo le direttive del Consiglio, non c’è un tetto per le cifre, «ma gli acquisti saranno fatti in misura necessaria e proporzionata col fine di raggiungere gli obiettivi del mandato». Che sono in primo luogo la stabilità finanziaria dell’Eurozona e la disponibilità di credito.