Al Consiglio europeo del 23 aprile i capi di Stato e di governo dell’Unione europea discuteranno il pacchetto di aiuti da 540 miliardi di euro, l’arma economica anti-coronavirus massa a puno dall’Eurogruppo dopo oltre venti ore di negoziati. Sul tappeto c’è anche la nuova linea di credito da 240 miliardi di euro del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes). Proprio le condizioni con cui sarà attivato il Mes hanno animato il dibattito politico italiano delle ultime due settimane, provocando anche divisioni in seno alla maggioranza di governo. Domenica 19 aprile, intervistato dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è tornato a difendere l’adozione di titoli di debito comune, gli ormai famosi Coronabond, ricordando la «cattiva fama» del Meccanismo europeo di stabilità in Italia: «L’Europa si può salvare se pensa in grande, se mostra più coraggio e se proietta lo sguardo oltre i propri confini», ha chiosato il capo del governo italiano. Della risposta europea all’emergenza coronavirus Conte ha parlato anche con la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.

Gli aiuti già decisi – I leader europei, dunque, si troveranno a discutere il pacchetto di interventi messo a punto dall’Eurogruppo. Ne fanno parte ci sono i 25 miliardi di euro finanziati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) che si spera agiscano da moltiplicatore di investimenti fino a 200 miliardi di euro. Poi ci sono la costituzione e l’attivazione del Sure, il Supporto per mitigare i rischi della disoccupazione in situazioni di emergenza, un’inedita cassa integrazione europea del valore di 100 miliardi di eurodi. L’ultima misura è appunto la possibilità di ricorrere al Mes per finanziare la spesa sanitaria dei Paesi che ne facessero richiesta. Il finanziamento potrebbe arrivare al 2 percento del Pil nazionale e dovrebbe essere distribuito senza condizioni se non, appunto, quello del vincolo sanitario. L’accesso ordinario ai fondi del Mes prevede che il Paese richiedente avvii un programma di riforme per ristrutturare il proprio debito, come avvenne per Grecia nel 2011. Dall’accordo del 9 aprile è invece rimasta esclusa la proposta di emissione di titoli di debito comune, i cosiddetti Coronabond, sostenuta da Italia, Francia, Spagna e Portogallo ma avversata da Olanda, Germania, Austria e Finlandia.

Condizioni – Per il direttore generale del Meccanismo europeo di Stabilità, Klaus Regling, il ricorso alla linea di credito a condizioni migliorate del Mes (fino al 2 percento del Pil, per l’Italia circa 36 miliardi di euro) sarà senza condizioni. Nell’intervista al Corriere della Sera di domenica 19 aprile, Regling ha dichiarato: «C’è un nuovo approccio che stiamo prendendo con il Mes. Offriamo uno strumento, una linea di credito a tutti gli Stati dell’area euro». Lo shock esogeno sta colpendo tutti i Paesi dell’eurozona, e ci saranno «termini standard per il prestito, non da negoziare Paese per Paese. La dichiarazione dell’Eurogruppo dice che la sola condizione è di coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura, prevenzione». Rassicurazioni che trovano ulteriore supporto nelle parole del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che ai microfoni di Sky Tg24 ha dichiarato: «È stato ben chiarito dal presidente dell’Eurogruppo, sia nell’Eurogruppo stesso che pubblicamente, che i costi sanitari diretti e indiretti saranno interpretati in modo sufficientemente ampio». Regling sostiene inoltre che per affrontare la seconda fase della crisi, «abbiamo bisogno di almeno altri 500 miliardi dalle istituzioni europee», ma potrebbero servirne di più.

Cautele – Il presidente del Consiglio Conte, nell’intervista al Süddeutsche Zeitung, ha dichiarato: «Anche io sono fondamentalmente scettico sul Mes». Ha spiegato che il fondo salva-Stati in Italia gode di cattiva fama, aggiungendo: «Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti». Conte ha espresso cautela sul ricorso alla nuova linea di credito, mostrando di avere più di un dubbio sulla sue modalità: «Vedremo se davvero la nuova linea di credito sarà senza condizioni». Il presidente del Consiglio si è detto convinto che il negoziato europeo verterà sugli Eurobond e non ha escluso ancora di porre il veto sul Mes. Il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola ha spiegato che il governo valuta la risposta europea alla crisi su tutti e quattro gli strumenti di cui si sta discutendo: «Per ora ce ne sono tre: il piano della Banca europea degli investimenti per le imprese; Sure, il piano della Commissione per il lavoro; e il Mes. Questi non hanno la forza che tutti gli osservatori indicano come necessaria. Non ci intestardiamo sul Recovery Plan, il piano per la ripresa, per una questione di principio. Ma servono molte più risorse». Le diverse opinioni sul Mes stanno portando instabilità in seno alla maggioranza che sostiene il governo italiano: sulla risoluzione del Parlamento europeo per i Recovery bond, i 5 Stelle hanno votato contro la possibilità del ricorrere al Mes mentre il Partito Democratico ha votato a favore.