Affrontare l’attuale crisi economica provocata dall’emergenza Covid-19 prevenendo la più grande minaccia del futuro: il cambiamento climatico. Questo l’obiettivo che ha spinto 110 grandi aziende italiane a firmare il Manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, lanciato giovedì 7 maggio. Un patto per promuovere il dialogo tra le imprese, le istituzioni e l’opinione pubblica del Paese, che riprende nome e temi del grande progetto europeo per l’ambiente presentato nel dicembre 2019 dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Il messaggio generale è chiaro: le misure del governo per la ripresa non devono incentivare l’aumento delle emissioni di gas serra e l’impatto ambientale, ma stimolare il passaggio a un’economia avanzata, decarbonizzata e circolare.

Potenzialità – L’Italia, ricorda il Manifesto, può ripartire da protagonista grazie a questa transizione valorizzando le sue numerose potenzialità in ambito green: quelle in cui ha raggiunto livelli di eccellenza, come il riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili di energia; quelle del nostro modello di agricoltura sostenibile e delle altre attività della bioeconomia rigenerativa; quelle delle città, da rilanciare con un vasto programma di rigenerazione urbana; quelle dell’importante capitale naturale, necessario per il rilancio di diverse attività economiche come il turismo; quelle della transizione a basse emissioni e con carburanti alternativi verso la mobilità decarbonizzata, elettrica e condivisa; quelle infine dell’innovazione digitale.

Errori da evitare – Tra le 110 firme raccolte dal Manifesto, che è ancora possibile sottoscrivere, ci sono quelle di imprese legate al settore ambiente come Novamont, consorzi (Corepla, Comieco, Coreve), ma anche grandi realtà come Poste Italiane, Erg e Illycaffè. «Fino a due, tre mesi fa – spiega Andrea Barbabella, Responsabile Ricerche e progetti della Fondazione sviluppo sostenibile – eravamo tutti molto concentrati sulle misure politiche da mettere in campo per raggiungere determinati obiettivi di sostenibilità e ambientali, adesso tutti quei ragionamenti devono fare i conti con quello che sta accadendo in queste settimane». E proprio dal network di imprese con cui lavora la Fondazione, tra i firmatari del Manifesto, è arrivato un importante impulso: «Ci siamo accorti che quello che succederà nei prossimi mesi sicuramente segnerà una svolta che potrebbe essere epocale. Se tu oggi fai gli investimenti sbagliati, poni un’ipoteca seria sul raggiungimento di obiettivi ambientali, a cominciare dalla stabilizzazione del clima, e ti esponi ad altre crisi che potrebbero essere anche peggiori di questa».

Green economy – L’ampia adesione riflette una crescente sensibilità da parte del mondo imprenditoriale verso l’ambiente. Secondo il decimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, nel triennio 2015-2018 sono state oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di anidride carbonica. In pratica quasi un’azienda italiana su tre, il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. Sempre secondo lo stesso rapporto, nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni (3.100.000 unità), il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13,0%).

Visione e idee – Suona come un controsenso, ma la crisi può essere trasformata in opportunità. Moltissime imprese sono complete ferme, occasione per iniziare ad aiutarle ad intraprendere la strada della riconversione. «Questo – aggiunge Barbabella – è un momento in cui noi rifinanzieremo l’economia e quindi, più che in altre epoche storiche, possiamo guidare il modo in cui questa economia ripartirà, senza lasciare indietro nessuno, accompagnando tutti. La preoccupazione principale è tutelare l’occupazione. Ma quello che sarà il lavoro del futuro non è detto debba essere lo stesso di ieri. Per fare questo ci vogliono una visione, che al momento non c’è, e idee buone. Il Manifesto è un punto di partenza».

«Ripartiamo dall’Ue» – Concetti semplici sulla carta quelli proposti dal Manifesto, ma difficili da tradurre in realtà in poco tempo, soprattutto per la complessità e l’ampiezza del tema. Il punto da cui partire può e deve essere proprio il Green deal europeo. In questo piano è compreso il Fondo per una transizione giusta, fonte dalla quale potrebbero arrivare 100 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Questo budget servirà a cominciare il percorso di transizione che, secondo i piani della Commissione, porterà l’Ue a diventare un’area a impatto climatico zero entro il 2050. Sbloccare questi soldi il prima possibile sarebbe utile per la ripresa postcoronavirus. «La nostra proposta – conclude Barbabella – è di riprendere quel Green deal, non di sospenderlo. Riprendere i punti su cui si concentra, a partire dalla lotta al cambiamento climatico, e incentrare le politiche per la ripresa su quei temi lì. Quel progetto non dovrebbe essere accantonato ma rilanciato».