Il 30 gennaio Bruxelles inizierà formalmente il dialogo strategico con l’industria automobilistica europea. Il dialogo avverrà sotto la guida della presidente Ursula von Der Leyen mentre il commissario ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas, elaborerà un piano d’azione per l’automotive. Il progetto coinvolgerà «gli attori del settore, i partner sociali e le parti interessate per comprendere in modo collaborativo le sfide, sviluppare soluzioni e intraprendere azioni concrete» mentre le prime misure saranno contenute in un documento che verrà pubblicato il 26 febbraio dopo i vari confronti, chiamato Clean Industrial deal. Il settore, dopo aver trainato l’economia del vecchio continente per decenni, è ora alle prese con un mix esplosivo di fattori che ne mettono a rischio la sopravvivenza: transizione ecologica, concorrenza internazionale e calo della domanda.

Come abbiamo spiegato in un articolo precedente, i dati del trimestre autunnale hanno infatti confermato la crisi del mercato europeo delle auto: Stellantis, il il cui principale azionista è Exor, nel mese di ottobre 2024 ha immatricolato il 16,7% di auto in meno rispetto all’ottobre di un anno fa. C’è però chi fa peggio: le società francesi sono in calo con l’11,1% in meno di immatricolazioni, le società tedesche crollano con un 26,6% in meno.

Allo stesso tempo la Commissione europea ha richiesto l’avvio di consultazioni con l’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization – Wto) in merito alle pratiche commerciali della Cina, considerate sleali e illegali nell’ambito della proprietà intellettuale. In una nota viene spiegato che la Cina ha autorizzato i propri tribunali a stabilire tassi di royalty vincolanti a livello mondiale per i brevetti essenziali standard dell’Ue, senza il consenso del titolare del brevetto. In questo modo le aziende europee sono obbligate ad abbassare i propri tassi, favorendo i produttori cinesi.