Nel Mezzogiorrno la perdita di oltre 300.000 posti di lavoro dal 2008

Difficile parlare di sistema Paese di fronte ai dati pubblicati nell’ultimo rapporto Censis sulla crisi sociale nel Mezzogiorno. Perché a fare le spese di questa recessione non è l’Italia indistintamente. È in particolare il Sud che, oltre alla fase congiunturale negativa, vede riemergere con forza l’irrisolta questione merdionale.

Così, fra i Paesi euro, l’Italia si attesta come il Paese con le maggiori diseguaglianze territoriali interne. I dati registrano un sensibile divario tra regioni. Tra il 2007 e il 2012 nel Mezzogiorno il Pil si è ridotto del 10 per cento in termini reali, contro una flessione del 5,7 per cento registrata nel Centro-Nord.

La recessione mostra un Sud abbandonato a se stesso, che ha perso sei posti di lavoro su dieci dall’inizio della crisi. E l’Italia ha un mercato del lavoro che perde 505 mila posti complessivi: di questi, oltre 300mila sono “scomparsi” al Sud.

Il Mezzogiorno continua a risultare un territorio di emarginazione per alcune categorie sociali, come i giovani e le donne. Un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni non riesce a trovare un lavoro, mentre in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è comunque salito al 25 per cento. Se poi oltre a essere giovani si è donne, la disoccupazione sale al 40 per cento. Il tasso di disoccupazione femminile totale è del 19 per cento al Sud, a fronte di un valore medio nazionale dell’11 per cento.

Il dualismo territoriale si registra anche nel reddito pro capite. Se il Centro-Nord è vicino ai valori dei Paesi più ricchi come la Germania, con un Pil per abitante sopra i 30mila euro, i livelli di reddito del Mezzogiorno evidenziano differenze che incidono negativamente sulla bassa crescita italiana. Dai dati del Censis ai cittadini del Sud tocca vivere con un reddito inferiore ai cugini greci, con una media di 17.957 euro contro i 18.454 della Grecia.

E ancora, mettendo in relazione reddito pro capite tra regioni più ricche e più povere dei Paesi euro, l’Italia ha il maggior numero di regioni con meno di 20mila euro pro capite: sette in tutto, rispetto alle sei della Spagna, quattro della Francia e una della Germania.

Non meno preoccupante il rischio di deindustrializzazione. Oltre 7.600 imprese manifatturiere del Mezzogiorno, su un totale di 137.000 aziende, sono uscite dal mercato tra il 2009 e il 2012.

Silvia Ricciardi