Ogni giorno chiudono quaranta aziende nel nostro Paese. Solo nei primi tre mesi del 2013 ci sono state 3.500 procedure di fallimento, il 12 per cento in più rispetto al 2012. Un record certificato dal Cerved, azienda specializzata nell’analisi delle imprese, e frutto di una crisi economica che sembra non finire mai. Ma, nonostante i dati sconfortanti, i giovani imprenditori pronti a farsi avanti ci sono eccome.

Sono più di 2 milioni i giovani tra i 18 e i 35 anni pronti a subentrare nelle aziende ai vecchi proprietari, rivela infatti uno studio Ipsos. Nei prossimi dieci anni ci saranno 500mila imprenditori artigiani che dovranno porsi il problema della trasmissione della loro azienda. E sembra proprio che non faranno fatica a trovare i loro eredi. Si eviterebbe in questo modo la chiusura di molte imprese e la perdita del loro patrimonio di conoscenza.

Due terzi dei giovani tra i 18 e i 35 anni, si legge ancora nell’indagine dell’Ipsos, ha iniziato a lavorare a 22 anni e il 15% è un potenziale imprenditore. Un dato che “demolisce parecchi luoghi comuni sui giovani e sulle micro piccole e medie imprese”, osserva l’associazione al convegno ‘Ereditiamo. Trasmissione di imprese, arti e saperi’.

La situazione delle imprese italiane però resta difficilissima. Anche in quel Nord Est che rappresentava il traino dell’imprenditoria italiana. Lì le procedure di fallimento sono incrementate del 24 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2012. Ma – come detto – il fenomeno riguarda tutte le aree del nostro Paese: nel Nord Ovest hanno chiuso il 15 per cento di aziende in più rispetto allo scorso anno, al Centro l’aumento è stato del 9 per cento e al Sud e Isole del 3 per cento.

Enrico Tata