Il 2013 è stato uno degli anni più duri della crisi: fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi

Nel 2013 fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi

Più 7,3 per cento. In tempi di crisi, un indicatore col segno positivo sarebbe un bel segnale. Purtroppo, però, il dato riguarda il numero di imprese che nel corso del 2013 hanno cessato la loro attività. La crisi della piccola e media imprenditoria italiana ha toccato un nuovo fondo. Secondo un rapporto di Cerved Group, società specializzata nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito, nel nostro Paese l’anno scorso oltre 111mila aziende hanno smesso di produrre.

Boom di concordati preventivi, fallimenti e liquidazioni volontarie – Le procedure non fallimentari e le liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi. Nel 2013 si è registrato un boom dei concordati preventivi (una procedura concorsuale attraverso la quale il titolare di un impresa sofferente cerca un accordo con i creditori per non essere dichiarato fallito) che hanno segnato un +103 per cento rispetto all’anno precedente. Per quel che riguarda i fallimenti, anche nell’ultimo trimestre hanno proseguito con tassi a due cifre, portando il totale dell’anno oltre quota 14mila. Il 12 per cento in più rispetto al precedente massimo, toccato nel 2012. Record negativo anche per le liquidazioni volontarie: nel 2013 hanno chiuso l’attività in questo modo 94mila aziende, il 5,6 per cento in più rispetto al 2012, con un aumento del 7 per cento tra le “vere” società di capitale, cioè quelle che hanno depositato almeno un bilancio valido nel triennio precedente alla liquidazione.

Male l’industria, soffre il Nord-Est – Secondo Cerved il fenomeno è in forte aumento in tutti i settori e in tutte le aree del Paese. Toccando anche segmenti produttivi in cui nel 2012 si erano manifestati timidi segnali di miglioramento, a partire dall’industria. Nel settore manifatturiero i fallimenti furono in calo del 4,5 per cento nel 2012 rispetto al 2011, mentre ora sono in aumento del 12,9 per cento. Tra le zone del Paese, secondo il rapporto Cerved a soffrire è il Nord Est: dal meno 3,6 per cento di chiusure tra 2011 e 2012 a una crescita del 19,7 per cento quest’anno. Le imprese venete che hanno cessato per sempre la loro attività sono state il 16 per cento in più rispetto al 2012, mentre quelle friulane il 14 per cento. Facendo un rapido calcolo ogni giorno in Italia oltre 300 imprese chiudono definitivamente i battenti.

Federico Thoman