L'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha ottimi rapporti con Vladimir Putin

L’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è in buoni rapporti con Vladimir Putin

“Le scorte di gas in Europa sono sufficienti per far fronte a un’eventuale interruzione dei flussi in arrivo dall’Ucraina”. Nei giorni concitati della crisi russo-ucraina, la rassicurazione arriva dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni. Semmai, nel caso in cui le interruzioni si prolungassero nel tempo, il problema si porrebbe nel 2015. Il numero uno della multinazionale (nata in Italia) del settore energetico, durante un’intervista al programma Quest means business della Cnn, ha poi concentrato la sua analisi sui rapporti tra l’azienda da lui rappresentata e l’Ucraina: “Al momento non abbiamo una grande esposizione economica, ma certamente l’Ucraina per noi e’ un partner di grande interesse”.

Eni esplora l’Ucraina – Kiev, secondo Scaroni, ha un disperato bisogno di gas ed Eni è impegnata nell’esplorazione sia di shale gas (il metano “non convenzionale” ricavato dalle microporosità della roccia), sia di gas convenzionale. Pur essendo ancora in una fase esplorativa, la posizione dell’azienda italiana è forte. Lo scorso novembre Scaroni ha incontrato l’allora presidente ucraino Viktor Janukovich, oggi rifugiatosi in Crimea dopo le rivolte di piazza Maidan a Kiev, per discutere dell’esplorazione e dello sviluppo di un’area situata nel Mar Nero ucraino. Scaroni ha aggiunto: “In questo momento non abbiamo espatriati nel Paese, aspettiamo di vedere se la situazione torna alla normalità. Sicuramente tornerò ed entrerò in contatto con le nuove autorità. Nella nostra storia – ha sottolineato Scaroni – abbiamo vissuto cambi di governo in molti Paesi in cui operiamo e normalmente; i nuovi governi rispettano i contratti, quindi non mi aspetto grandi problemi nemmeno in Ucraina”.

Ghizzoni, ad Unicredit, minimizza le possibili ripercussioni finanziarie – Dal gas alle banche, dall’energia alla finanza: la crisi in Ucraina che tipo di conseguenze potrebbe avere per un istituto come Unicredit, con molti interessi in loco? “La situazione in Ucraina rimane difficile, anche perché tesa ed ancora poco chiara, ma gli effetti sulle banche sono contenuti”. Così ha commentato Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, a margine di un convegno. Il manager ha precisato che alcuni giorni fa sono state chiuse alcune filiali a Kiev, poi successivamente riaperte. Ghizzoni si è detto poi ottimista sul fatto che la situazione non degenererà, “Perché è interesse sia della Russia che dell’Europa trovare una soluzione diplomatica. Inoltre, non è stato avvertito alcun panico da parte della clientela”.

Federico Thoman