Un tempo, tra i regali di compleanno, Barbie e Super Mario si contendevano i cuori dei bambini. Oggi però rischiano di rimanere sugli scaffali perché troppo costosi per essere scelti e impacchettati, vittime della partita politica del presidente statunitense Donald Trump. Se la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sembrava una questione “da grandi” ora anche i giocattoli sono finiti nel mirino dei dazi. E gli effetti colpiscono direttamente colossi del settore come Mattel e Nintendo.

Barbie, i prezzi aumentano Mattel, il colosso californiano dei giocattoli (la seconda azienda per fatturato dietro solo alla Lego), ha annunciato aumenti di prezzo sulle sue iconiche Barbie e sugli altri prodotti destinati al mercato statunitense, proprio a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle importazioni dalla Cina. Gli Stati Uniti rappresentano circa la metà delle vendite globali di Mattel, e il 20% dei prodotti venduti nel Paese arriva dalla Cina, tra cui le celebri bambole. Con dazi fino al 145% sulle importazioni, la società ha dovuto sospendere le previsioni finanziarie annuali.
Negli Usa il prezzo di una Barbie in costume da bagno è già salito del 42,9% in una settimana a metà aprile, raggiungendo i 15 dollari. Per far fronte ai rincari, Mattel sta cercando di diversificare la produzione, spostando ad esempio la fabbricazione delle carte Uno dalla Cina all’India e dirottando parte dei flussi produttivi verso altri Paesi asiatici come Indonesia, Malesia e Thailandia. Tuttavia, anche questi Paesi sono stati colpiti da dazi reciproci, sebbene temporaneamente sospesi. Il risultato? Meno Barbie sugli scaffali e prezzi più alti per le famiglie americane.

Dalle bambole ai videogiochi –  Anche la famosissima azienda giapponese di console e videogiochi Nintendo si trova a dover “giocare” una partita complicata. L’arrivo negli Stati Uniti della nuova console Switch 2 è stato travolto dall’entrata in vigore dei dazi, che hanno colpito non solo la produzione cinese, ma anche quella in Vietnam e Cambogia, dove la casa giapponese aveva spostato parte della linea di produzione proprio per evitarli. Nell’anno fiscale appena concluso l’azienda con sede a Kyoto ha registrato una flessione dei profitti del 43,2% pari a 1,71 miliardi di euro ed un utile operativo in calo del 46,6%.
La nuova Switch 2, che sarà disponibile sugli scaffali il 5 giugno, potrebbe far risorridere Nintendo. L’azienda stima una crescita dell’utile del 7,6% per l’anno fiscale che terminerà a fine marzo 2026 e prevede di vendere 15 milioni di unità della nuova console fino a fine anno, ma ha avvertito che i dazi statunitensi potrebbero incidere sui profitti.
Secondo gli analisti, il rischio di aumento dei prezzi è concreto: per la Switch 2, in particolare, si ipotizza un rincaro fino al 30%, con il prezzo che potrebbe arrivare a 590 dollari (al momento, per i preordini, è fissato a 450 dollari).

Cosa ne pensa Trump – Il presidente Trump ha commentato minimizzando la questione dazi sui giochi: «Forse i bambini avranno due bambole invece che 30, forse le due bambole costeranno un paio di dollari in più». Ma questi dollari in più potrebbero pesare e non poco sulle spalle delle famiglie. La magia di giochi e dei giocattoli rischia di diventare un lusso.