Una guerra a colpi di bicchieri. O meglio, di flûte. Russia e Francia si scontrano sullo champagne. A “sparare” per primo è stato Vladimir Putin che con una nuova legge ha inaugurato il ‘sovranismo delle bollicine’: d’ora in poi si chiamerà champagne solo quello prodotto dentro i confini della madrepatria. Ma la Francia non ci sta e ha subito bloccato le esportazioni di alcune marche del suo vino frizzante famoso in tutto il mondo.

La ‘guerra delle bollicine’ – Da Champagne, insomma, alla sua versione russa Shampanskoe. Per la Russia, il nome dell’iconico vino francese non potrà più essere associato a nessuna bottiglia di importazione, ma solo ai vini di produzione nazionale. Con la firma di una nuova legge, da venerdì 2 luglio tutte le bollicine di oltrefrontiera dovranno avere nella controetichetta la denominazione di “spumante”. Subito la reazione francese: il leader mondiale del settore alcolici e vini di lusso Moet Hennessy (divisione del colosso LMVH), nonché leader sul mercato russo, ha subito bloccato l’export dei suoi brand Moet & Chandon, Veuve Cliquot e Dom Perignon. In una nota, il gruppo ha sottolineato che le consegne di Champagne al mercato russo riprenderanno «il prima possibile», adeguandosi alle legislazioni in vigore. Le bottiglie già consegnate potrebbero infatti essere considerate contraffatte. Secondo quanto affermato dal presidente dell’Unione viticoltori russi Leonid Popovich alla testata Sputnik, come riporta l’Ansa, su una ventina di importatori di Champagne in Russia, solo Moet-Hennessy ha espresso la sua «indignazione» sulla nuova legge. E aggiunge che solo una minima quota di mercato delle importazioni di bollicine in Russia – pari a circa il 2% – è detenuta dal gruppo francese. Resta, però, il nodo della denominazione d’origine protetta: il termine ‘champagne’ si riferisce non solo a un brand identitario per i francesi ma anche alla provenienza del prodotto originario della omonima regione a nord della Francia.

La ‘bolla’ dello champagne – Prodotto di lusso per eccellenza, dopo il crollo delle vendite causato dalla pandemia, lo champagne sembra recuperare in fretta. Secondo quanto riportato da winenews.it, «a maggio dalle maison della Champagne sono partite – per il mercato interno e per quelli esteri – 22 milioni di bottiglie, il 155,5% in più dello stesso mese 2020», con aumento nei primi 5 mesi del 2021 pari al 44,2% di bottiglie vendute rispetto all’anno precedente. Quello dello champagne è un mercato che vale circa 4,2 miliardi di euro, di cui 2,6 dati dall’export (dati 2020: champagne.fr). Il 52% delle bottiglie è venduto all’estero: sul podio dei paesi consumatori, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. A seguire, nei primi 10 mercati esteri per importazione, Germania, Belgio e Australia. Al sesto posto l’Italia, poi Svizzera, Svezia e Spagna. Assente nella top 10 la Russia, dove, stando ai dati aggregati dal sito statista per il 2020, le vendite di champagne e spumanti vale solo l’1,6% rispetto al totale degli alcolici distribuiti in Russia, in un mercato dominato da birra (per oltre il 70% delle vendite totali) e da vodka (circa l’8%). Nello scontro Russia-Francia, potrebbe aprirsi anche nuovo spazio per la produzione made in Italy. Secondo Coldiretti, nel primo trimestre del 2021 c’è stato un aumento record pari al 37% nelle esportazioni di spumante italiano in Russia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – con una predilezione per il Prosecco e l’Asti- , con 25 milioni di bottiglie di spumante stappate.

Una lunga storia russa – Non è la prima volta che lo ‘champagne’ russo diventa una questione anche politica. Era il 1936 quando Stalin ordinò la produzione di massa di quello che sarebbe diventato l’unico spumante disponibile nell’URSS, il Sovetskoye Shampanskoye, spesso definita come la «Coca-cola dell’Unione Sovietica». Usato come strumento di propaganda, con la fine dell’Unione i diritti per lo spumante voluto dal segretario del partito comunista furono venduti ad aziende private che continuarono a produrre la versione “popolare” dello champagne, come un cimelio da collezione. Recentemente, con la controversa annessione della Crimea strappata all’Ucraina, la Federazione Russa ha intensificato i suoi interessi vinicoli, finanziando la  produzione di un suo ‘champagne’ di lusso.