Logo del fondo salva-Stati“Per il fondo salva-stati i contribuenti non hanno speso un euro”: lo garantisce in prima persona Mario Draghi alla tv tedesca Zdf. Sono iniziate martedì 11 giugno le audizioni davanti alla Corte costituzionale tedesca (Omt) per decidere il futuro del “bazooka” anti-spread. Grazie al fondo, partito nell’ottobre scorso, “il rischio per i cittadini dell’Unione europea è chiaramente diminuito”, continua il presidente della Banca centrale europea. Una dichiarazione forte, in linea con l’importanza del processo. Dalla decisione dell’Omt può dipendere il futuro dell’Eurozona.

Tutto è iniziato con un ricorso di 35mila tedeschi contro la misura della Bce, e si è trasformato in uno scontro tra pesi massimi della politica e della finanza europea. Il fondo da 500 miliardi di euro ha la tripla A delle agenzie di rating Moody’s e Fitch ha contribuito in modo netto all’abbassamento degli spread dei titoli di Stato emessi dai Paesi in difficoltà. Da sempre sponsor del fondo è proprio Mario Draghi, presidente della Bce. Il maggiore avversario è Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. L’importanza del “salva-Stati” è chiara a tutti, ma l’obiezione del presidente tedesco riguarda le riforme strutturali nei Paesi indebitati, delle quali non si ha ancora notizia: “Devono esser fatte in modo serio, come quelle che la Germania ha fatto nel 2003”, ha ribadito nella mattinata dell’11 giugno Weidmann.

Anche in Germania il “bazooka” ha due importanti sostenitori. Secondo il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, paladino dell’austerità, “Lo scudo è una misura giusta e di successo”. E anche un altro membro del consiglio esecutivo della Bce, Joerg Asmussen, è stato inequivocabile: “Se il programma di acquisto dei titoli di Stato dovesse essere ritirato, questo avrebbe conseguenze notevoli.”

Non è solo una questione di conti insomma, ma una decisione politica, che riguarda la Germania vicina alla scadenza elettorale del 22 settembre: il verdetto della Corte è atteso poco prima o poco dopo le urne. E la riconferma di Angela Merkel passa anche da qui. I giudici tedeschi sono sempre stati favorevoli all’integrazione europea, perciò potrebbero optare per una linea più morbida, ma che dia un segnale forte: appesantire i passaggi burocratici e stabilire che l’acquisto dei singoli bond non avvenga in modo automatico ma solo con l’approvazione del Parlamento tedesco. La Bce potrebbe potrebbe allora far intervenire il Fondo monetario internazionale, come organismo terzo per ristabilire le procedure originarie. Ma sarebbe un ulteriore segnale di debolezza politica dell’Unione Europea.

Vincenzo Scagliarini