Assenze eccellenti e debutti. Il World Economic Forum di Davos non avrà tra i suoi partecipanti, circa 3mila quest’anno, molti leader politici di peso. Per altri, invece, sarà la prima volta tra le Alpi svizzere. Tema centrale di questa 49esima edizione la globalizzazione 4.0, descritta dal Wef come la «quarta Rivoluzione industriale plasmata da tecnologie avanzate dove il mondo digitale e quello fisico-biologico si combinano per creare innovazioni a velocità e scala senza pari nella storia umana». Una quarta ondata che «deve essere centrata sull’uomo», ha detto Klaus Schwab, l’economista organizzatore del convegno che dal 1971, riunisce il gotha dell’imprenditoria e della finanza mondiale (allargato dal 1974 anche ai politici). Tensioni geopolitiche, attacchi informatici, minacce ambientali e guerre commerciali: questi gli argomenti su cui si dibatterà da oggi fino a venerdì 25 gennaio.

Gli assenti – Nell’anno appena trascorso i conflitti commerciali hanno visto protagonista assoluto Donald Trump, deciso più che mai a difendere l’economia americana a colpi di dazi, soprattutto sulle importazioni dalla Cina. Ma proprio il capo della Casa Bianca non sarà presente a Davos, fermato, come il resto della sua delegazione, dal blocco amministrativo del Paese scattato con lo shutdown. Non è però l’unica defezione eccellente. Anche Emmanuel Macron, alle prese con le proteste dei gilet gialli, e Theresa May, impegnata nelle trattative sul fronte Brexit, hanno dovuto dare forfait. E, dopo l’esordio al Wef della scorsa edizione, non ci sarà il bis per il presidente cinese Xi Jinping. Al suo posto ci sarà il vice Wang Qishan.

Gli esordi – Grande curiosità invece per Jair Bolsonaro. Il neo presidente brasiliano, leader dell’estrema destra, ha fatto molto discutere in campagna elettorale per le sue posizioni sovraniste e autoritarie emerse da dichiarazioni spesso sopra le righe. Sul piano economico, tuttavia, ha dimostrato di non voler adottare politiche protezioniste, consapevole dell’importanze delle esportazioni per il suo Paese. Tra gli esordienti anche il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, atteso con interesse in quanto rappresentante del primo esperimento populista europeo. Con lui ci saranno il ministro dell’Economia Giovanni Tria e quello degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Tra gli altri big annunciati, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro del Giappone Shinzo Abe il premier spagnolo Pedro Sanchez e quello olandese Mark Rutte, il presidente dell’Iraq Barham Salih, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il premier di Israele Benjamin Netanyahu e il primo ministro libico Faiez Al Serraj, oltre a vari altri capi di Stato o di governo africani e sudamericani.

Rallenta l’economia cinese – Sicuramente a Davos non verranno trascurati i nuovi dati sul Pil cinese resi noti questa mattina. Nel quarto trimestre del 2018 l’economia del Dragone ha subito un nuovo rallentamento, terzo trimestre consecutivo in frenata. Il 6,4% registrato rappresenta il dato più basso dal 2008, anno della grande crisi finanziaria globale, ma risulta comunque in linea con le aspettative. L’intero 2018, invece, si è chiuso con un 6,6%, in calo rispetto al 6,8 dell’anno precedente. A pesare sul risultato, le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, non tanto per l’impatto reale sulle esportazioni, quanto sul calo della fiducia tra consumatori e investitori. Tensioni sulle quali si tornerà a trattare il 30 gennaio, quando Liu He, il braccio destro e capo negoziatore di Xi Jinping, sarà a Washington per riprendere i negoziati.