Donald Trump continua a dirsi «indisponibile a ritirare i dazi sulla Cina del 145%». Xi Jinping, intanto, mentre si trova in visita a Mosca per l’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, ha dichiarato al quotidiano russo Rossiyskaya Gazeta che «l’unilateralismo, l’egemonia e il bullismo in tutte le loro forme stanno causando gravi danni». Non ha citato esplicitamente gli Stati Uniti, ma è chiaro il riferimento alla guerra commerciale inaugurata dal presidente americano con il “Liberation Day” del 2 aprile. Dalle dichiarazioni dei due leader il disgelo sembra lontano, ma a Ginevra, nel weekend del 10 e 11 maggio, ci sarà un primo incontro tra le delegazioni dei due Paesi proprio sul tema dazi. Al tavolo si siederanno il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, insieme al rappresentante al Commercio Jamieson Grier, e He Lifeng, il vicepremier cinese a capo del dossier economico.

Il ruolo di Bessent – Secondo il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Lin Jian, i colloqui nel Paese elvetico sono stati organizzati su iniziativa degli Stati Uniti. «A Ginevra nel fine settimana non discuteremo di un grande accordo commerciale ma di distensione», ha dichiarato Bessent. Il segretario, già a fine aprile, in un incontro a porte chiuse organizzato a Washington con alcuni investitori, aveva detto di aspettarsi una «de-escalation a breve» tra Cina e Stati Uniti, sottolineando come «nessuno pensi che lo status quo sia sostenibile». Molto più conciliante nelle sue uscite rispetto alle agli aggressivi proclami di Trump, Bessent sta cercando di arrivare a un accordo per «un commercio equo». È stato definito dal Telegraph come «l’uomo che ha salvato l’economia mondiale, per ora»: pur favorevole ai dazi, è lui nella Casa Bianca a spingere per introdurli con moderazione e gradualmente, rallentando le mosse di Trump. Artefice dei 90 giorni di rinvio all’introduzione delle tariffe a oltre 100 partner commerciali degli Stati Uniti, Bessent è l’uomo preferito da Wall Street. Osteggiato da Elon Musk che ha cercato di impedire la sua nomina a ministro, l’imprenditore della Carolina del Sud ora è il principale riferimento per la politica economica statunitense, a scapito dei ruoli del segretario al Commercio Howard Lutnick e del consigliere anti-cinese Peter Navarro.

La posizione cinese – La Cina ha «affermato in numerose occasioni di essere aperta al dialogo, a patto che sia basato su uguaglianza e rispetto reciproco», ha detto Lin Jian, pur ribadendo «un’invariata opposizione all’imposizione arbitraria di dazi». Pechino sta cercando di opporre al protezionismo americano il suo ruolo di sostegno al multilateralismo. «Se gli Usa intendono risolvere davvero le questioni attraverso i negoziati, devono prima riconoscere il grave impatto negativo che le loro misure tariffarie unilaterali hanno avuto sia su se stessi sia sull’economia globale», si legge in una nota del portavoce del ministero del Commercio He Yadong. A guidare il team negoziale cinese, sarà He Lifeng, braccio destro di Xi Jinping e responsabile dell’economia e della finanza cinesi. Chi ha trattato con lui in passato sostiene che farlo è «come fare una domanda a ChatGPT», ma nell’ultimo anno il suo approccio sarebbe diventato più pragmatico, partecipando a 60 incontri con delegazioni straniere. Nonostante le aperture, He dovrà comunque difendere la posizione del presidente Xi e il surplus commerciale da un trilione di dollari che la Cina ha nei confronti degli Usa. Mentre Bessent cercherà sì di cooperare con Pechino, ma tenendo a mente di dover anche competere quando necessario.