Il decreto crescita diventa una questione di fiducia. E’ in corso la prima chiamata al Senato per la conferma del provvedimento del governo entrato in vigore il 1 maggio 2019 e convertibile in legge fino al 29 giugno, pena la decadenza. Il 21 giugno era arrivato il via libera della Camera, che aveva posto anch’essa la fiducia con 277 voti favorevoli, 33 contrari e 29 astenuti. Al centro delle polemiche la decisione del governo di togliere le immunità penali ai dirigenti del nuovo proprietario Arcelor Mittal impegnati nella gestione dell’ex Ilva, stabilimento sotto sequestro dal 2012.
Le intenzioni di voto al Senato – Nella mattinata la discussione sul decreto crescita si è accesa. «C’è la madre di tutti i disastri, – ha detto Antonio Misian, senatore Pd durante la discussione a Palazzo Madama- la ex ILVA di Taranto. E’ l’emblema del fallimento del governo». Ha parlato anche Matteo Renzi: «Votiamo no. Il vostro governo e la crescita sono due mondi paralleli destinati a non incontrarsi». Voterà contro anche Leu e la senatrice ex M5s Paola Nugnes, ormai ai ferri corti con il Movimento 5 Stelle. Sceglie invece la linea “responsabile” Fratelli d’Italia che si asterrà. «Sono in corso trattative tra il nostro Paese e l’Europa e non vogliamo che l’Europa veda una maggioranza assolutamente abbandonata» ha detto Andrea De Bertoldi.
La bomba – «Non posso mandare lì i miei manager ad essere responsabili penalmente» ha affermato l’amministratore delegato di ArcelorMittal, Geert Van Poelvoorde. L’ad si è detto sorpreso dalla decisione del governo di ritirare l’immunità penale, precedendo di tre mesi il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla stessa materia, previsto proprio a settembre. «L’entrata in vigore del decreto crescita non consentirebbe ad alcuna società di gestire l’impianto oltre il 6 settembre», ha proseguito Van Poelvoorde, che non esclude il rischio chiusura dell’impianto. La sua continuità produttiva è garantita proprio dal suo carattere strategico nazionale previsto dal decreto legge 92 del 2015. Arcelor Mittal si è detta comunque «aperta al dialogo» con il governo.
Gli altri provvedimenti del decreto – Nel dl crescita ci sono le misure per salvare Alitalia e Mercatone Uno, fallita il 25 maggio con 90 milioni di debito in 9 mesi di gestione Shernon Holding e 1800 lavoratori disoccupati dal 25 maggio. Tra i provvedimenti adottati un pacchetto “banche” per il rimborso degli investitori truffati con corsie preferenziali per i redditi sotto i 50 mila euro e per il salvataggio di Carige e della Banca Popolare di Bari. È stato raggiunto un compromesso anche sul “salva Roma”. Saranno trasferiti allo Stato 1,4 miliardi di euro di debito, solo una parte del negativo del comune capitolino.
Decreti “omnibus” – Il decreto crescita è una ratatouille di misure tra le più disparate, che segue una tendenza inaugurata a novembre dal governo con il decreto fiscale e bissata con il decreto semplificazioni a febbraio, che aveva inglobato misure su start up, blockchain ma anche sull’amministrazione penitenziaria. Dopo il primo lavoro in commissione i decreti diventano “omnibus” con gli emendamenti, presentati nella maggior parte dei casi dalla maggioranza giallo-verde. Per il decreto crescita sono circa 1300 le modifiche postume al primo disegno di legge.
Il decreto legge e la fiducia – Come riporta Open Polis, il decreto legge è un atto normativo con valore di legge utilizzato dal governo in casi straordinari di necessità e urgenza. È regolato all’articolo 77 della Costituzione. La proposta di legge parte appunto dal governo e non dalle aule del parlamento. È immediatamente applicabile dopo l’approvazione del consiglio dei Ministri ma deve essere esaminata dal parlamento entro 60 giorni, pena la decadenza. Approvati con questa modalità sono i decreti sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini. A giugno 2019, sono 4 i decreti trattati in parlamento, 2 ancora in attesa di conversione.
Secondo i dati di Open Polis, nel primo anno il governo Conte ha presentato solo 44 provvedimenti totali, di cui 20 con procedura ordinaria, 5 leggi di bilancio e 20 decreti legge, 1 in più dell’ultimo governo Gentiloni che però ha all’attivo 40 provvedimenti “ordinari” e 4 che riguardano il bilancio, per un totale di 63 provvedimenti.