Uno stanziamento di fondi in attesa dei dettagli tecnici. Il governo ha deciso di destinare tre miliardi di euro per tagliare ulteriormente il cuneo fiscale per i lavoratori che si troveranno così piccoli aumenti in busta paga. È la principale novità emersa dal Consiglio dei ministri di martedì 11 aprile in cui l’esecutivo ha approvato il Def, il Documento di economia e finanza. Questa riduzione si somma ai tagli già previsti dalla scorsa legge di bilancio. Soddisfatta Confindustria, meno la Cgil che per bocca del suo segretario Landini definisce «insufficiente» la cifra stanziata.
La misura – C’è una cifra, tre miliardi, e c’è una platea di lavoratori a cui la misura sarà destinata: quelli con redditi-medio bassi che guadagnano fino a 25 mila euro annui, più del 75% dei dipendenti pubblici e privati italiani. In attesa di conoscere più nello specifico i dettagli attuativi, la somma stanziata per la riduzione dei contributi sociali dovrebbe riguardare i mesi tra maggio e dicembre (per poi essere rifinanziata nella prossima finanziaria) e permettere un taglio di un ulteriore punto percentuale, come affermato dalla ministra del Lavoro Marina Calderone. I tre miliardi finalizzati a ridurre la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la paga netta ricevuta dal lavoratore, sono ricavati dal fatto che il Def prevede una maggiore crescita rispetto a quella che era indicata nella Nadef. Il rapporto deficti/Pil si assesterebbe al 4.5% anziché al 4.35%. Se però le stime non venissero rispettate, la misura sarebbe poi finanziata a debito.
Si estende l’esonero contributivo – Con l’annuncio della nuova misura si decide di estendere l’esonero contributivo già in vigore dalla scorsa finanziaria, quando l’esecutivo aveva confermato il taglio di due punti dei contributi sulle retribuzioni lorde fino a 35 mila euro (deciso già dal governo Draghi) e aumentato di un punto quello sui redditi fino a 25 mila euro. I tre miliardi individuati dal Def si sommano ai 4,2 già stanziati per queste misure. In attesa di conoscerne i dettagli tecnici, l’effetto sulle buste paga dei lavoratori si dovrebbe attestare tra i 20 e i 40 euro mensili: troppo pochi per il segretario della Cgil Maurizio Landini.
Gli obiettivi – Con la riduzione della pressione fiscale sul lavoro (che raggiunge complessivamente il 46,5%, uno dei dati più alti tra i Paesi dell’Ocse, secondo il Taxing Wages 2022), il taglio mira a sostenere, secondo il Mef, «il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale». Un duplice obiettivo. Da una parte si mira ad aumentare i salari reali dei lavoratori, cresciuti nominalmente di poco più del 3%, dall’altra si cerca di alleggerire la pressione fiscale anche sulle aziende. Come però fanno notare molti osservatori l’aumento dell’inflazione, che l’anno scorso si è attestata all’8,1%, arriva sempre a pesare di più su chi riceve lo stipendio più che su chi lo eroga.