Il “bazooka” di Mario Draghi potrebbe aumentare il suo volume di fuoco. In una lezione tenuta il 4 febbraio alla Bundesbank a Francoforte, il presidente della Banca Centrale Europea ha ammesso: «ll ritorno dell’inflazione verso il nostro obiettivo (il 2 per cento, ndr) potrebbe essere ritardato da diverse forze dell’economia globale che cospirano per tenerla bassa». Tuttavia, se questo contesto dovesse proseguire, Draghi ha assicurato: «La Bce adotterà ulteriori misure espansive per sostenere la ripresa dell’economia e la stabilità dei prezzi». I nuovi provvedimenti potrebbero essere applicati a breve, in quanto secondo il presidente «i rischi di agire troppo tardi sono molto più elevati di quelli di un’azione anticipata».
Draghi ha citato diverse forze economiche globali che ostacolano l’efficacia delle misure di stimolo della Bce e tengono bassa l’inflazione. Da un lato, la popolazione aumenta meno e invecchia di più, mantenendo bassa la domanda. Dall’altro la grande offerta di materie prime (il petrolio in particolare) riduce i costi industriali. L’evoluzione tecnologica e l’e-commerce hanno aumentato la concorrenza commerciale, abbassando i prezzi dei consumi al dettaglio. Infine, la globalizzazione dei mercati porta le nazioni più sviluppate ad importare deflazione dai paesi emergenti. «Tuttavia non ci sono ragioni – ha rassicurato Draghi – per pensare che i loro effetti saranno permanenti. Se non ci arrendiamo all’inflazione bassa, e sicuramente non lo faremo, ritornerà a livelli in linea con il nostro obiettivo».
Rimane da capire quali saranno le ulteriori misure espansive adottate dalla Banca centrale europea. Potrebbe esserci un nuovo abbassamento dei tassi di interesse di riferimento. Come ha ribadito l’Istituto Centrale della Bce nel suo bollettino di oggi, giovedì 4 febbraio, i tassi resteranno sui livelli attuali, o più bassi, per un lungo periodo di tempo, di fronte a una crescita globale modesta e disomogenea. Draghi potrebbe anche decidere per un allargamento della portata del Quantitative Easing, il piano di acquisto di titoli di stato. I mercati si aspettavano un aumento da 60 a 80 milliardi mensili già a dicembre, una speranza poi delusa dalla Banca Centrale. I prossimi mesi potrebbero essere quelli buoni.
Durante la sua lezione, Draghi ha criticato la mancanza di un accordo sul terzo pilastro dell’Unione Bancaria, la garanzia sui depositi, elemento fondamentale per una vera moneta unica. Perciò, ha proseguito: «La proposta in merito della Commissione è benvenuta». Proprio nei giorni in cui dall’Italia arrivano richieste di modifica al bail-in, Draghi precisa: «Un vero sistema di tutela dei correntisti delle banche europee è indispensabile come garanzia contro gli azzardi morali, perché la condivisione dei rischi non diventi una distribuzione dei rischi».
Antonio Lusardi