Importante accordo per Eni negli Emirati Arabi Uniti. Il colosso italiano dell’energia ha acquisito per 3,3 miliardi il 20% di ADNOC Refining, la Abu Dhabi National Oil Company. Si tratta della compagnia petrolifera statale degli Emirati, la settima al mondo per petrolio detenuto, con 97,8 miliardi barili (stando al rapporto del 2015 dell’Oil & Gas Journal). ADNOC è anche la dodicesima impresa del settore che produce di più: 3,1 milioni di barili al giorno (un barile di petrolio corrisponde a circa 159 litri). Enormi dunque le dimensioni della vendita e le conseguenze sulla statura di Eni, che incrementerà del 35% la propria capacità di raffinazione.

Conte alla firma – Nella giornata di ieri il consenso ufficiale tra le parti ad Abu Dhabi, a cui hanno partecipato anche lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, principe della Corona di Abu Dhabi, e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Un’operazione dal «grande valore strategico per il nostro Paese», secondo il premier, che ha sottolineato l’attenzione particolare di Eni per «i processi che riducono la componente carbonica e la promozione di tecnologie rinnovabili». Nell’occasione ha poi ricordato che la direzione generale dell’IRENA, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, è andata all’italiano Francesco La Camera.

Le parole dell’ad – L’azienda italiana ha parlato attraverso la voce istituzionale del suo amministratore delegato, Claudio Descalzi, che ha parlato di «una delle operazioni più rilevanti mai condotte nel settore della raffinazione», coerente con la volontà di diversificare il portafoglio di Eni «dal punto di vista geografico». Laureato in fisica, Descalzi è diventato ad nel 2014, dopo una lunga scalata ai vertici del gruppo iniziata nel 1981, quando era entrato come ingegnere di giacimento.

Le tappe di Eni nel golfo – «Questi accordi consolidano la nostra forte partnership con ADNOC. Nell’arco di meno di un anno, siamo stati in grado di creare un hub con attività upstream d’eccellenza e con ulteriore potenziale di crescita», ha detto ancora l’amministratore delegato. In effetti, le operazioni per ampliare l’influenza del “cane a sei zampe” nell’area degli Emirati sono iniziate prima dell’accordo firmato ieri.

  • Già dal 2009 Eni è attiva in Iraq con attività di sviluppo degli idrocarburi su una superficie di 1074 kilometri quadrati;
  • L’11 marzo 2018 Eni è entrato con il 5% delle quote nel giacimento a olio di Lower Zakum e con il 10% nei giacimenti a olio, condensati e gas di Umm Shaif e Nasr, per una cifra totale di circa 875 milioni di dollari;
  • Il 13 novembre si è invece accaparrato il 25% delle partecipazioni nel progetto a gas denominato “Ghasha”;
  • Di recente, il 13 gennaio 2019, si è aggiudicato l’assegnazione dei diritti di esplorazione delle aree A, B e C nell’onshore (un’area, cioè, su terra invece che marittima) dell’emirato di Sharjah;
  • Il 14 gennaio ha stipulato un altro accordo esplorativo relativo al “Blocco 47” col sultanato dell’Oman.