«Per la prima volta dal 2007 il Pil 2015 torna positivo in tutta Europa». Le previsioni economiche invernali dell’Eurozona, diffuse dalla Commissione Juncker giovedì 5 febbraio, restituiscono fiducia ai paesi dell’Unione europea. Bruxelles rivede al rialzo le sue stime per il biennio 2015-2016, con il Pil in crescita dell’1,3 per cento quest’anno e dell’1,9 per cento nel 2016. «Tutti i Paesi membri dovrebbero registrare una crescita quest’anno», si legge nell’analisi della situazione congiunturale redatta dalla Commissione. A trainare l’economia «il calo del prezzo del petrolio e l’indebolimento dell’euro», ha spiegato Pierre Moscovici commissario agli Affari economici dell’Ue.
Passa l’esame anche l’Italia: l’aumento della produttività e il costo del lavoro stabile consentono a Bruxelles di assegnare un buon voto al governo Renzi. Governo che, insieme a Francia e Belgio, dovrà attendere il prossimo 27 febbraio per conoscere il giudizio della Commissione sulla legge di stabilità approvata a dicembre. Resta invariata la stima del Pil, che si attesta su un +0,6 per cento per tutto il 2015: in linea con le previsioni della vigilia. A trainare il nostro Paese è l’export, ma non la domanda interna, che resta “modesta”. Proprio su questo fronte la Commissione ricorda che il rispetto del tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil è ancora «un requisito vincolante» per l’Italia. Questo nonostante lo sforzo compiuto dal nostro Paese per rimettere a posto i conti pubblici consentirebbe maggiore flessibilità. Preoccupano ancora i dati sulla disoccupazione, che nel 2015 si attesta al 12,8 per cento: un nuovo aumento, dunque, per un tasso che «resta ai suoi massimi storici».
Buone notizie per il debito: secondo le stime invernali, dovrebbe calare nell’arco di due anni, fino a scendere nel 2016 a 131,9 per cento rispetto al pil. Una riduzione che si accompagna a quella del deficit strutturale, che passa dallo 0,8 per cento di novembre 2014 allo 0,6 per cento. Secondo la Ue il cosiddetto “effetto spending”, che include misure a sostegno di famiglie e disoccupati, permetterà all’Italia di far scendere il deficit annuale dal 2,6 per cento di quest’anno al 2 per cento nel 2016. Un’apertura di credito all’Italia da parte dei tecnici di Bruxelles, fondamentale in un momento di forte incertezza a livello europeo determinato dal caso Grecia.
Carmela Adinolfi