La quarantena è finita, ma siamo ancora soli. Lo saremo sempre di più: secondo i dati Istat dell’ultimo censimento permanente della popolazione, elaborati dal Sole 24Ore, 1 persona su 3 vive da sola e l’11% delle famiglie è composto da un genitore, con un aumentato rischio di povertà. Anziani, lavoratori pendolari, persone straniere: nei prossimi dieci anni ci si aspetta che la tendenza aumenti. Con notevoli ripercussioni sulla nostra capacità di spesa.

Dettaglio sulla mano di una persona anziana (foto: PxHere)

Chi sono le persone sole – «Ci sono i single, i divorziati, i separati. Il nostro Paese sta invecchiando, quindi molti di quelli che vivono da soli sono gli anziani», ha spiegato Agnese Vitali, professoressa associata di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento. Più della metà della popolazione sola in Italia è composta da over 65. Vedovi, separati, senza figli o con i figli lontani. «Uno dei problemi più grandi da affrontare in Italia è proprio come supportare queste persone», ha continuato Vitali. I cosiddetti baby boomer hanno avuto meno figli rispetto alle generazioni passate: «Con un figlio che si deve trasferire perché non riesce a trovare lavoro, il genitore rimane senza aiuto. Dovrebbe pensarci il welfare, perché con il calo della natalità questo succederà sempre più di frequente». Secondo il Sole 24Ore, solo il 6,9% dei non autosufficienti è riuscito a entrare in una Rsa, mentre il 21% ricorre all’assistenza domiciliare.

Genitori single – Anche il numero dei nuclei monogenitoriali evidenzia un vuoto assistenziale. «Le famiglie con un solo genitore sono tra le più povere del Paese», ha detto Vitali. Secondo uno studio di Openpolis, tra questi nuclei 1 famiglia su 10 si trova infatti in condizioni di povertà assoluta: al 2019, il 13% non poteva permettersi di comprare carne o pesce per i bambini. La maggior parte delle volte il genitore con il figlio a carico è la madre, che ha un’occupazione solamente nel 63% dei casi: «Se hanno dei figli piccoli sono costrette a lavorare di meno e questo si ripercuote duramente sulla loro condizione economica», ha spiegato Vitali. La legge di bilancio del 2023 ha riconfermato l’assegno unico famigliare, tra i 175 e i 50 euro al mese a seconda dell’Isee, con una maggiorazione del 50% per i figli fino a un anno, a partire però dal terzo figlio in poi. Più rari quindi gli aiuti economici per chi ha un figlio o due: è previsto un bonus solo nel caso i figli siano disabili.

Living Apart Together Non è detto che tutti quelli che abitano da soli siano effettivamente single. «Li chiamiamo LAT, Living Apart Together. Persone che stanno insieme, ma non condividono il tetto, o vivono insieme solo per parte della settimana», ha detto Vitali. Genitori con figli a carico che non si sono ancora trasferiti dal nuovo partner, oppure lavoratori costretti a spostarsi. Nel 2019 i pendolari erano quasi 20 milioni di persone: un terzo della popolazione complessiva. Come sottolineato dall’inchiesta del Sole 24 Ore, nel conteggio delle persone sole rientrano anche i rifugiati, i richiedenti asilo e in generale la popolazione straniera, che in numerosi casi ha lasciato il resto della famiglia nel Paese di origine.

Uno sotto un tetto – Quando una persona è da sola, non può più affidarsi all’economia di scala, e deve sostenere spese sempre maggiori. Come ha evidenziato il Post, chi vive per conto proprio spende il 46% in più rispetto a una coppia. E anche l’abitazione si rivela un costo spesso eccessivo. Facendo l’esempio di Milano, lo stipendio medio di una persona è di circa 1907 euro al mese. Con un prezzo medio di 5.240 euro/mq (secondo immobiliare.it), nessuna persona sola potrebbe comprare casa nel capoluogo lombardo. Forse neanche prenderla in affitto: qui la media è di 21,89 euro/mq e si traduce in un canone di quasi 900 euro al mese per un appartamento di 40 mq. Per un single quasi la metà dello stipendio andrebbe via in affitto.