I farmaci dimagranti snelliscono i pazienti ma impinguanoi le casse delle aziende. È questo il caso di Eli Lilly, azienda farmaceutica statunitense, diventata la prima big pharma ad aver superato una capitalizzazione di Borsa di mille miliardi. I motivi del sucesso sono legati alle vendite di farmaci anti-obesità, a base di Glp-1, che hanno spinto Eli Lilly a risultati senza precedenti: la società ha staccato di più del doppio Johnson & Johnson, seconda azienda farmaceutica per valore azionario. Alla chiusura di Wall Street di venerdì 28 novembre, le quotazioni di Eli Lilly valevano 1.075 dollari. Quarant’anni fa valevano “solo” 6,48 dollari.
La storia – L’azienda non è nuova nel settore. Fu un colonello, veterano di guerra e chimico farmaceutico, a dare vita alla compagnia, fondata nel 1876 a Indianapolis. Da più di 145 anni, l’azienda si è fatta conoscere per tanti primati: nel 1923 mette in commercio il primo prodotto insulinico a livello mondiale per trattare il diabete. È tra le più rapide a sviluppare un metodo per la produzione su larga scala della penicillina-G, il primo antibiotico diffuso globalmente, ed è anche la prima a produrre e distribuire a livello mondiale il vaccino anti-poliomielite di Salk. Il nome Eli Lilly potrebbe risultare sconosciuto in Italia, dove però è presente da più di sessant’anni, a Sesto Fiorentino, con uno dei siti produttivi più grandi d’Europa. I milanesi e non solo hanno cominciato a riconoscere il logo dell’azienda, che nelle ultime settimane è comparso sui manifesti pubblicitari della città e dei mezzi pubblici: Eli Lilly è sponsor delle prossime Olimpiadi invernali, al via dal 6 febbraio 2026.
Farmaci anti-obesità – Il decollo in borsa di Eli Lilly è legato a doppio filo all’incremento dei farmaci dimagranti a base Glp-1. L’azienda non è la madre dell’arcinoto Ozempic, prodotto da Novo Nordisk, ma del farnaco concorrente Mounjaro. Il famaco contiente tirzepatide e agisce mimando l’azione degli ormoni Gip e Glp-1: in parole semplici, controlla i livelo di zucchero nel sangue e dà la sensazione di sazietà. Per questo motivo costituisce il frutto del desiderio di tanti, di chi soffre di obesità e vuole solo snellire il girovita. Le persone in sovrappeso nel mondo sono un miliardo (dati 2022), il doppio del 1980: una fetta ampia della torta è costituita da adolescenti e bambini, 159 milioni, come riporta il Fatto Quotidiano. Ma in Italia chi segue queste terapie non è solo chi soffre di obesità: non si hanno dati precisi su chi assume farmaci di questo tipo, eppure l’Aifa ha rilevato un boom di richieste, più 78%, nella vendita privata degli analoghi del recettore Glp-1. Un numero che ha portato a una spesa privata di 55,3 milioni di euro.

Alcuni farmaci di Lilly, azienda farmaceutica americana. ANSA/MASSIMO BREGA
Calmierare i costi – Per Lilly le vendite di Mounjaro e simili costituiscono più della metà del fatturato totale, numeri che l’affiancano ai colossie del big tech come Nvidia e Microsoft, nonostante i costi dei prodotti venduti si siano ridotti. È recente, infatti, l’accordo tra governo Usa, Lilly e Novo Nordisk, nel quale le aziende hanno accettato di abbassare i prezzi dei farmaci di circa il 10%. L’intesa è stata raggiunta in cambio di una sospensione temporanea dei dazi sulle importazioni farmaceutiche e di un ampliamento della copertura da parte di Medicare.
In Italia – Anche la linea italiana è simile: Robert Nisticò, presidente dell’Aifa, ha annunciato entro fine anno la clausola di salvaguardia per contenere la spesa. Una disposizione che faccia spendere meno il sistema sanitario pubblico e riduca i guardagni dell’industria quando sono da considerare eccessivi. «Interverremo sulla rinegoziazione automatica dei prezzi – ha dichiarato Nisticò a Repubblica – Per abbassarli attraverso sconti che scattano sulla base dei guadagni che le aziede hanno su un determinato prodotto. Più sono alti, più vale lo sconto». Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco ha anche espresso la sua opinione sui farmaci dimagranti: «Al di fuori dell’indicazione terapeutica specifica, il rapporto rischio-beneficio è negativo. Questi farmaci hanno effetti collaterali. E non diventeranno a carico dello stato per chi li prende solo perché è sovrappeso». Date queste premesse, riusciranno Eli Lilly e competitor a mantenere gli stessi ritmi di crescite anche nei prossimi anni? Alcune analisi di Goldman Sachs prevedono una crescita di vendite in cinque anni oltre 16 volte quelle attuali. Ad aiutare il successo anche le nuove terapie attese nel 2026: Lilly introdurrà i farmaci sotto forma di pillola, vendibile anche ai paesi più poveri e più facile da assumere. Anche le iniezioni miglioreranno e saranno più efficaci e più durature.




