Si apre negativamente la giornata di Fiat Chrysler Automobiles (Fca). Il titolo in Borsa del colosso automobilistico ha aperto con un calo del 2,3% a 13,44 euro. Pesano sul dato le indiscrezioni riportate nella notte, prima da Associated Press e poi dall’Ansa, sulla multa di 650 milioni patteggiata da Fca con le autorità americane per il Dieselgate scoppiato nel gennaio del 2017. Nella giornata del 9 gennaio, il gruppo era già stato colpito da una pesante sanzione dell’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato), assieme ad altre sette case automobilistiche e alle loro banche italiane, per il cartello creato sui finanziamenti per gli acquisti a rate delle vetture.

Dieselgate – Due anni fa, Fca era stata accusata dall’Epa, l’agenzia americana federale per la protezione dell’ambiente, e dal Dipartimento di Giustizia, di aver installato su 104mila veicoli dei dispositivi predisposti alla manomissione dei dati sulle loro emissioni diesel. I modelli presi in esame erano Jeep Grand Cherokee e Ram 1500prodotti dal 2014 al 2016 con motori diesel a tre litri. L’intensificazione dei controlli era avvenuta in seguito allo scandalo scoppiato nel 2015 in Germania, con protagonista la Volkswagen, sulla falsificazione dei dati inquinanti. La multinazionale italo-americana aveva sempre respinto le accuse, ma ora dovrà pagare un contro salato, ripartito in tre parti: 311 milioni al governo federale e alla California, 280 milioni come risarcimento per i proprietari (circa 2800 euro a persona), e 72 milioni ad altri Stati americani coinvolti.

Antitrust – Già il 9 gennaio le casse di Fca, più precisamente di Fca Bank, la banca controllata dal gruppo e da Credit Agricole, erano state minate da una multa di 179 milioni dell’Antitrust. L’authority di controllo ha emanato ieri una sanzione complessiva di 678 milioni verso otto aziende del settore automobilistico e le loro captive banks, società finanziarie da loro controllate e create per incentivare le vendite dei prodotti della propria casa madre attraverso la concessione di finanziamenti agli interessati agli acquisti. La loro colpa risiede nella creazione di un cartello, tra il 2003 e il 2017, con accordi per stabilire l’entità dei tassi d’interesse e delle condizioni dei prestiti, alterando il regime concorrenziale di libero mercato. Le altre bersagliate sono state: Volkswagen con Volkswagen Bank, Renault con Rci Banque, Bmw, Peugeot Citroën con Psa Finance e Banca Psa Italia, Toyota Financial Services con Toyota Motor Corporation, Ford con Fce Bank, General Motors. A Fca è spettata la fetta più salata della torta.

Record – La multa comminata dall’Antitrust è la più alta della storia dell’Autorità, giustificata con la gravità e la durata dell’infrazione. Una sanzione molto più alta, circa 10 volte tanto, di tutte quelle effettuate nel 2018, pari a 64,2 milioni. Si tratta di un vero punto di svolta per quest’istituto, che attende l’insediamento del nuovo presidente Roberto Rustichelli entro la fine di gennaio. Fca ha però già annunciato il ricorso al Tar, così come le associazioni di categoria Assofin (Associazione degli operatori bancari e finanziari), e Assilea (Associazione italiana leasing), anch’esse punite.