Dopo le indiscrezioni è arrivata la conferma. Il governo francese è  «favorevole» e  «incoraggia» la fusione tra Fca e Renault. Le nozze promuoverebbero  «la sovranità economica» dell’Europa, dove «abbiamo bisogno di giganti». Lo ha detto il portavoce del governo francese Sibeth Ndiaye, riporta Bloomberg. Il matrimonio alla pari tra le due case automobilistiche porterebbe alla nascita del terzo più grande costruttore mondiale in termini di fatturato, volumi, redditività e tecnologia a beneficio dei rispettivi azionisti delle società. Sulla spinta della proposta di fusione volano le azioni in Borsa con un rialzo intorno al 15 per cento.

La proposta di fusione – Fca ha ufficialmente presentato la sua proposta di nozze a Renault, con la prospettiva poi di allargarla a Nissan e Mitsubishi, già parte di una grande alleanza con la casa francese. Più che una partecipazione azionaria, la proposta del Lingotto è una vera e propria intenzione di fusione alla pari. Il risultato sarebbe una società di diritto olandese le cui azioni verrebbero ridistribuite al 50 percento tra i soci Fca e al 50 percento restante a quelli di Renault. La casa francese in una nota conferma di aver ricevuto la proposta e che l’ultima parola spetta al suo board, riunito nella mattina del 27 maggio a Parigi. Con questa operazione Fca punta a contrastare la competizione crescente da parte di soggetti, come Google, che stanno entrando nel mondo delle quattro ruote. Il nuovo gruppo avrebbe una capacità di vendita di 8,7 milioni di auto all’anno e sarebbe il terzo al mondo, alle spalle dei gruppi Volkswagen e Toyota.

Il nuovo gruppo – Fca e Renault insieme diventerebbero «il leader mondiale nelle tecnologie per le auto ibride nei marchi premium, nei suv, nei pickup, nei veicoli commerciali e nei nuovi segmenti dei veicoli elettrici e a guida autonoma. Avrebbe una più ampia e più bilanciata presenza globale rispetto a quella che ciascuna società ha da sola», si legge nella nota mattutina del Lingotto. In più, precisa il gruppo italo-americano, la fusione «non comporterà chiusure di stabilimenti”. Mike Manley, l’ad di Fca che ha raccolto il testimone di Marchionne, ha scritto ai dipendenti di aver trovato in Renault un «partner affine che vede il futuro come noi, anche se l’operazione potrebbe richiedere più di un anno».

Nella nuova società olandese, che dovrebbe esser quotata a Milano, a Parigi e a Wall Street, il Cda sarebbe composto da 11 membri con una maggioranza di consiglieri indipendenti e con un numero uguale di consiglieri, 4 ciascuna, in rappresentanza di Fca e Renault e uno designato da Nissan. Inoltre, non sarebbero trasferiti i diritti di doppio voto che oggi regolano la governance di Fca, ma in futuro entrerebbero in vigore sistemi premiali per gli azionisti di lungo corso.

La corsa al primo posto – Se l’alleanza venisse estesa a Nissan-Mitsubishi, attualmente quinti nella classifica mondiale, il nuovo gruppo balzerebbe al primo posto con 15,6 milioni di vetture vendute, in netto distacco dall’azienda di Wolfsburg e dalla casa giapponese. Per quanto riguarda l’ingresso di Nissan, Fca si dice «impaziente di lavorare per creare ulteriori modi per creare valore».

La struttura dell’azionariato di Fca-Renault post-fusione dovrebbe vedere, secondo gli analisti di IntermonteExor al primo posto con il 13 per cento del capitale, davanti alla Francia e a Nissan con il 7 per cento ciascuna. A seguire i fondi Tiger al 3 per cento, Harris, Blackrock e Vanguard con il 2 per cento, quota che avrà anche Renault, mentre Daimler avrà l’1 per cento. Il restante 53 per cento resterebbe in mano al mercato.

Il boom in borsa – Entusiasta la reazione di Borsa, con fortissimi rialzi già dal pre-mercato su entrambi i titoli. A Piazza Affari, Fca in scia alla proposta di fusione ha faticato a far prezzo in avvio di contrattazioni a causa delle pressioni rialziste. Entra agli scambi con un più del 18 per cento, trascinando anche la controllante Exor. Anche Renault vola in Borsa e le azioni salgono del 15,73 per cento a 57,85 euro. Rialzo analogo per Fca, che a Piazza Affari sale del 17 per cento a 13,44 euro, mentre la controllante Exor avanza del 10 per cento a 62,32 euro.