La Banca Centrale americana, nel suo primo vertice dell’anno, ha alzato il costo del denaro di 25 punti base ad una fascia compresa tra il 4,50% e il 4,75%, il livello più alto dal 2007. La Fed ha dichiarato che l’obiettivo è quello di applicare continui rialzi dei tassi di interesse per arrivare a «una posizione di politica monetaria sufficientemente restrittiva per riportare nel tempo l’inflazione al 2%». È l’ottava stretta consecutiva, seppur più limitata rispetto all’intervento del marzo 2022. Un provvedimento per proseguire la lotta all’inflazione, evitare lo strangolamento della crescita e avere tempo di valutare l’impatto sull’economia della manovra a base di strette di politica monetaria. Come obiettivo prioritario la Banca centrale statunitense ha quello di domare il carovita: ha dichiarato di avere in programma ulteriori rialzi dei tassi di interesse, almeno anche nel prossimo vertice di marzo, e di avere intenzione di mantenere un costo del denaro elevato nel prossimo futuro.

La manovra – La febbre dell’inflazione in Usa è scesa grazie ad una manovra di rialzi dei tassi che risulta essere la più aggressiva dagli anni Ottanta, quando alla guida della Fed c’era Paul Volcher. L’intervento è iniziato il 17 marzo 2022 con una stretta di 25 punti base, e nel corso dell’anno ha subito numerosi ritocchi fino a raggiungere il livello attuale. «Abbiamo ancora lavoro da svolgere e non ci fermeremo finché non sarà completato», ha dichiarato Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve. Durante il meeting dell’istituto centrale, è stato accesso un dibattito interno riguardo quando e come decretare stop o pause alle strette.

Impatto della manovra – Gli Usa hanno mostrato, a seguito della manovra, segni di rallentamento, ma non di recessione, e il carovita si è raffreddato. La restrizione ha iniziato a farsi sentire traducendosi in una crescita modesta anche se l’effettivo impatto delle strette rimane ancora da misurare: il lavoro rimane «robusto» e al centro di «squilibri», ha dichiarato la Fed. Seppure resiliente, il mercato del lavoro sta subendo l’aumento dei licenziamenti, soprattutto nelle aziende tech e non solo, ultime FedEx e Rivian. Tra i più recenti dati è emerso un calo nell’andamento dell’indice manifatturiero Ism, consumi in maggior affanno e un’elevata pressione nei confronti del settore immobiliare. Nel primo trimestre dell’anno, secondo i dati aggiornati della Fed di Atlanta Gdp Now, il Pil Usa è in crescita dello 0,7%, dopo il 2,9 nel quarto trimestre dell’anno scorso.

La politica di Powell – La politica adottata dalla Banca centrale sembra galleggiare tra i desideri dei mercati finanziari, contenti del fatto che l’inflazione «si è ridotta», e quelli dell’amministrazione Biden, secondo cui la stretta della Fed «rimane comunque elevata». La Federal Reserve è sempre alla ricerca di un equilibrio tra un atteggiamento restrittivo, che aumenta il rischio recessione, e un atteggiamento espansivo, con cui cresce il rischio inflazione. Una condizione che viene chiamata dal Il sole 24 ore come «politica del tirare a campare»: nessuna chiarezza sul percorso futuro dei tassi di interesse e poche indicazioni per orientare l’economia. Questa politica della Fed sarebbe il risultato di quelli che dai mercati sono stati considerati gli errori di Powell nel periodo pandemico: in tema di inflazione, la Fed avrebbe sbagliato l’analisi sulla natura dell’aumento dei prezzi, tardando quindi a mettere in atto delle strette. La Bce e la Fed hanno dato una spiegazione agli errori commessi: in un periodo congiunturale di incertezza straordinaria, la probabilità di errore può aumentare. Essendo la causa congiunturale, l’errore non può ripetersi.