Vola il deficit pubblico, mai così alto dal 1994, con un aggravio per il bilancio statale di 81 miliardi. Motivo? I bonus edilizi, che hanno porrato l’Istat a ricalcolare le cifre di debito e disavanzo per il trienno 2020-2022. Con risultati da choc: disavanzi rispettivamente del 9,7%, 9% e 8% del Pil. Queste le cifre che emergono dal rapporto stilato dall’Istituto di Statistica, concordato con Eurostat, dopo la decisione di conteggiare per il triennio 2020-22 le mancate entrate legate alle facilitazioni edilizie, Superbonus in primis. Il deficit del 2022, la differenza negativa tra entrate e uscite dello Stato, ha registrato un aumento di 2,4 punti rispetto a quanto previsto dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) nell’ultima Nota di aggiornamento (Nadef). La decisione dell’Istat ha portato anche alla modifica del calcolo del disavanzo dei due anni precedenti: 9,7% per il 2020 (+ 0,2 punti) e 9,0% per il 2021 (+ 1,8 punti).
Le motivazioni – Fino ad oggi l’Italia spalmava il costo del Superbonus, 110 miliardi di euro nel triennio (+48 miliardi rispetto alle previsioni), su 5 anni. Questo succedeva prima che il Governo, il 17 febbraio, limitasse la platea di fruitori mediante il blocco della cessione dei crediti d’imposta, il meccanismo che permette di trasferire la detrazione fiscale ad altri enti (ad esempio una banca) per avere subito i soldi per iniziare i lavori, e dello sconto in fattura, la modalità che permette a chi compie i lavori di recuperarne i costi sotto forma di detrazione dalle tasse. Questi due meccanismi permettevano la rateizzazione in cinque anni del costo dei bonus edilizi. Adesso, per usufruire del bonus, è rimasta solo la cedibilità del credito che permette agli enti coinvolti uno sconto integrale nelle tasse annuali. Per questo motivo Eurostat, che ha confermato la correttezza del calcolo dell’Istat, ha deciso che bisognava contabilizzare il disavanzo dei bonus edilizi per ogni anno e non su 5 anni, provocando l’aumento delle stime del deficit.
Miliardi mancanti – La fine dei crediti d’imposta e dello sconto sul credito deciso dal Governo Meloni dovrebbe bloccare il peso dei bonus edilizi sul deficit statale. Come spiega il Tesoro: «La correzione delle norme sui bonus è stato l’indispensabile presupposto a tutela dei conti». Istat ha addossato al deficit italiano 80 miliardi dei 110 previsti a fine 2022. I 30 miliardi rimanenti, come spiega il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti al Corriere della Sera, «non sono entrati nel deficit perché non cedibili. Ma entreranno, via via che i beneficiari pagheranno meno tasse». Questo vuol dire che, continua Giorgetti, «ci sarà altro debito fiscale». I bonus edilizi vengono paragonati dal ministro ad una droga che bisogna interrompere, utilizzando anche il metadone: «Avevano creato un caos. I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno».
Nessun effetto sui mercati – L’uscita del comunicato dell’Istat non ha provocato scosse nei mercati finanziari, né sui Btp né sullo spread. Innanzitutto perché il rialzo c’era già stato con il decreto del 17 febbraio. In secondo luogo, nel rapporto pubblicato ci sono anche buone notizie: il debito pubblico è sceso a 144,7 del Pil, un punto sotto le previsioni del Mef.
Secondo Giorgetti la reazione positiva dei mercati è dovuta al fatto che si è apprezzato il lavoro del governo sulla modifica, con successivo stop, del Superbonus.
Pil in aumento – Anche il Pil cresce del 3,7%, come da previsioni: a trainare questo aumento è stata l’edilizia (+10,2%), anche grazie ai bonus. La crescita del prodotto interno lordo non è riuscita a compensare però le perdite causate dal Superbonus: si stima un contributo al Pil generale intorno all’1/1,5% per il 2021 e dello 0,5% per il 2022. Numeri molto inferiori alla perdita causata dalle mancate entrate. Le revisioni hanno portato anche alla crescita della pressione fiscale in rapporto al Pil, la quale ha raggiunto il 43,5%: in 3 anni è aumentata di quasi un punto.
La replica di Conte – Per Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, ideatore del Superbonus, «non c’è nessun buco di bilancio. Anzi, è vero l’esatto contrario», scrive in un post su Facebook. L’ex presidente del Consiglio spiega che il deficit di adesso è dovuto a regole fiscali e contabili fissate solo ora, mentre nel 2020 non erano in vigore: «Non rappresenta maggiore deficit ma solo una diversa distribuzione. Anzi, il fatto che l’incremento abbia riguardato gli anni passati ha liberato spazio fiscale».