I soldi necessari per allargare la flat tax, i 59 miliardi attribuiti al ministero dell’Economia, sono «numeri strampalati». Parola di Matteo Salvini. Nella mattinata di lunedì 18 marzo il leader leghista, parlando a Rtl, è tornato sull’argomento caro al Carroccio ma che ha aperto un nuovo dibattito nel governo gialloverde. Domenica 17 marzo, durante un comizio in Basilicata per le amministrative del prossimo fine settimana, il vice premier aveva annunciato l’intenzione di voler presto ampliare il bacino di beneficiari della flat tax dopo aver agevolato i lavoratori autonomi: «Nel 2019 vogliamo entrare anche nelle case delle famiglie dei lavoratori dipendenti italiani».

Di Maio: no alle promesse alla Berlusconi – Un progetto sul quale sono state sollevate subito parecchie perplessità. Secondo una recente simulazione del ministero delll’Economia, l’allargamento della platea comporterebbe una spesa di circa 59 miliardi. Ma Salvini non ci sta: «50-60 miliardi di euro, non siamo al Superenalotto. Per la prima fase bastano tra i 12 e i 15 miliardi di euro per un abbattimento fiscale a tante persone», ha aggiunto. Disponibile a dialogare sulla misura l’altro vice premier Luigi Di Maio: «Sulla flat tax familiare troveremo una soluzione insieme alla Lega, come abbiamo sempre fatto», aveva detto, lanciando però un avvertimento al partner di governo: «L’importante è non fare facili promesse alla Berlusconi». Tra le fila dei 5 Stelle, però, sono tanti i dubbi. Laura Castelli, sottosegretaria al Mef, parla di «numeri insostenibili», mentre il ministro per il Sud Barbara Lezzi di «promessa che non si può mantenere».

Fonte: ANSA/FABIO FRUSTACI

La simulazione – L’ipotesi di flat tax sulla quale si base lo studio del Mef, datato 8 febbraio e circolato in queste ore negli ambienti parlamentari, riguarderebbe circa 16,4 milioni di famiglie con un vantaggio medio di circa 3.600 euro a nucleo. Due le aliquote previste: il 15 per cento fino a 80mila euro di reddito e del 20 per cento per i redditi eccedenti tale soglia. Per questa misura il peso della clausola di salvaguardia, lo strumento che tutela i saldi di finanza pubblica stabiliti dalla Legge di Bilancio, sarebbe di 4,4 miliardi. Come Salvini, anche per il sottosegretario leghista al ministero delle Infrastrutture Armando Siri i 59 miliardi stimati dal Mef sono esagerati. Lunedì mattina a Radio Rai ha confermato che il progetto della Lega richiederebbe circa 12 miliardi: «Io non so se esiste questo studio del Mef, ma se esiste non l’ho mai visto. Stiamo parlando di un progetto molto diverso dalla fase due della flat tax che invece abbiamo in mente noi, ovvero il voler applicare fino a 50mila euro di reddito il 15 per cento di aliquota fissa con le deduzioni che sono inversamente proporzionali al reddito».

La fase uno – Il primo passo del progetto leghista per la flat tax è stato l’allargamento del cosiddetto regime fiscale dei minimi per le piccole partite Iva con l’ultima legge di Bilancio. L’aliquota forfettaria del 15 per cento, riservata fino al 2018 ai lavoratori autonomi con reddito fino ai 30mila euro, è stata estesa da quest’anno anche a coloro che hanno introiti fino a 65mila euro. Dal 2020, invece, sarà introdotto un forfait del 20 per cento sulla quota eccedente fino a 100mila euro.