La direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva (Olivier Douliery/ AFP)

Rivoluzione tecnologica o vettore di disugaglianza? Secondo il Fondo Monetario Internazionale, quasi il 40% dei posti di lavoro a livello globale potrebbe essere influenzato dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale. In un blog pubblicato domenica 14 gennaio sul sito dell’Organizzazione, la direttrice generale Kristalina Georgieva ha sottolineato che saranno le società avanzate a sperimentare per prime le ‘insidie’ dell’AI rispetto ai mercati emergenti e alle economie in via di sviluppo: «A causa della loro struttura occupazionale incentrata su ruoli ad alta intensità cognitiva, l’intelligenza artificiale interesserà il 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate», scrive Georgieva, facendo notare che «nella metà di questi casi, l’AI migliorerà la produttività».
Per l’altra metà, la tecnologia potrebbe arrivare a eseguire attività fondamentali, attualmente svolte dall’uomo, portando a una drastica riduzione della domanda di lavoro. Una dinamica che porterebbe a un sostanziale abbassamento dei salari e ad assunzioni sempre più ridotte. Nei casi più estremi, secondo l’Fmi, alcune mansioni potrebbero addirittura scomparire.

Rischio disuguaglianze- Nei mercati emergenti e nei Paesi a basso reddito, l’esposizione all’intelligenza artificiale dovrebbe ammontare rispettivamente al 40% e 26%. Un dato che suggerisce meno interruzioni immediate nel mercato del lavoro, ma anche un’insidia per il futuro: molti di questi Paesi non dispongono di infrastrutture o forza lavoro qualificata necessaria per sfruttare i vantaggi dell’AI, con un aumento del rischio che nel tempo la tecnologia possa peggiorare la disuguaglianza tra le nazioni. Più in generale, i lavoratori più giovani e a reddito elevato potrebbero godere di un ingente aumento dei salari dopo l’adozione dell’AI, lasciando indietro quelli a basso reddito o più anziani.
«È fondamentale che tutti i Paesi istituiscano reti di sicurezza sociale complete e offrano programmi di riqualificazione per i lavoratori vulnerabili», continua Georgieva, «Così facendo, possiamo rendere la transizione verso l’IA più inclusiva, proteggendo i mezzi di sussistenza e frenando la disuguaglianza».

World Economic Forum, 14 gennaio, Davos (Hannes P. Albert/GETTY)

Davos – Il rapporto del Fondo Monetario Internazionale arriva in un momento delicato, contemporaneamente all’inizio del World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Il potenziale dell’intelligenza artificiale nel rimodellamento dell’economia globale, soprattutto nel campo dei mercati del lavoro e dei servizi, ha portato la tecnologia sotto gli occhi delle big corp e della maggior parte dei governi mondiali: il mese scorso, i Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo provvisorio sull’AI Act per regolamentarne limiti e utilizzo. Il Parlamento europeo voterà la proposta di legge nel primo trimestre del 2024, con entrata in vigore prevista nel 2025. Ancora indietro Stati Uniti, Regno Unito e Cina, senza un piano formale di regolamentazione dell’ AI.