L'Acropoli di Atene

L'Acropoli di Atene

Chissà come l’hanno presa i portuali del Pireo, che da sette mesi non ricevono lo stipendio. O gli impiegati di musei e siti archeologici costretti – nella culla dell’Europa – a chiudere ogni giorno alle 15 per via della crisi. Perché a sorpresa, dopo tre anni di tagli e riforme blindate per “risanare” la Grecia, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha ammesso di aver sbagliato la cura.

Lo ha rivelato il Wall Street Journal, citando un documento “strettamente confidenziale” del Fmi in cui l’istituto avrebbe ammesso di aver collezionato «notevoli insuccessi» nel salvataggio della Grecia a causa di «supposizioni troppo ottimiste» sulla capacità del Paese di rispondere all’austerity imposta dalla Troika. «La fiducia del mercato non è stata riguadagnata – scrive il Fmi – il sistema bancario ha perso il 30% dei suoi depositi e l’economia ha sperimentato una recessione peggiore delle attese con un livello eccezionalmente alto di disoccupazione».

Ammissioni in realtà non del tutto nuove. Negli ultimi mesi diversi documenti interni e dichiarazioni di economisti vicini al Fmi avevano ammesso gli effetti negativi dell’austerity sull’economia e sulla ripresa nell’area euro. Mai però in modo così esplicito come nell’ultima analisi sull’operazione greca. Intanto secondo le previsioni del Fmi il Paese si prepara ad affrontare un’ulteriore contrazione del Prodotto Interno Lordo (Pil) del 4,23%.

Il piano di salvataggio della Grecia, tuttavia, «era necessario – sempre secondo il Fmi – e ha avuto notevoli successi: un forte risanamento di bilancio» e la permanenza della Grecia nell’area euro, riducendo il contagio che un possibile fallimento avrebbe avuto sull’economia mondiale.

Andrea Tornago