L’Assemblea nazionale francese ha votato il 4 dicembre la sfiducia al governo del primo ministro Michel Barnier. I contrari sono stati 331 (ne bastavano 228) guidati dal principale partito di opposizione di destra, Rassemblement National di Marine Le Pen, seguiti dalle sinistre riunite nel Nouveau Front Populaire e spalleggiati dalla sinistra più estrema di Jean-Luc Mélenchon alla guida di La France insoumise. Barnier è il terzo premier a cadere nel 2024. Una crisi di governo iniziata già l’8 gennaio quando il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron aveva dovuto accettare le dimissioni di Élisabeth Borne. Lo stesso avvenne il 16 luglio con Gabriel Attal dopo il fallimento alle elezioni europee in cui Rassemblement National vinse con il 31% dei voti contro il 14% di Macron. La storia si è poi ripetuta con la fine del governo Barnier che però, a differenza dei colleghi, è caduto con un voto di censura, per la prima volta dal 1962. La crisi di governo mostra la fragilità politica del governo francese ma sottolinea anche la situazione di crisi economica.
Il Bilancio 2025 – oltre a essere un attacco diretto alla presidenza di Macron, che comunque non sembra intenzionato a cedere, il voto di ieri è stato anche la bocciatura nei confronti delle misure di austerità previste dal governo Barnier. Il primo ministro voleva ridurre il debito pubblico francese con l’obiettivo, ormai irraggiungibile, di chiudere l’anno con il deficit al 5% del prodotto interno lordo (come richiesto dalla Commissione Europea). Il piano includeva tagli alla spesa per 40 miliardi di euro e aumenti fiscali per 20 miliardi. Per farlo aveva cercato di far approvare all’Assemblea nazionale il bilancio del 2025 tramite l’applicazione dell’articolo 49.3 della Costituzione secondo cui il primo ministro può, superando l’Assemblea nazionale, approvare un progetto di legge finanziaria. I parlamentari hanno poi 48 ore per presentare una mozione di sfiducia, come è avvenuto. Si prevede ora che il 2024 chiuderà con un deficit del 6% del pil. Nel discorso di addio, Barnier ha esortato all’attenzione: il debito pubblico «non scomparirà per l’incantesimo di una mozione di sfiducia».
I perché della crisi – Con un debito pubblico arrivato nel secondo trimestre 2024 a 3228,40 miliardi di euro (Fonte: INSEE, France) la Francia è ormai da anni alle prese con la crisi economica. Già durante la pandemia di COVID-19, il governo francese è stato costretto a implementare le misure di sostegno economico e ad aumentare il debito per sostenere l’economia. I limiti imposti poi dall’Unione Europea per ridurre il rapporto tra debito pubblico e il prodotto interno lordo, hanno costretto il governo a contrarre nuovi prestiti. Si è aggiunta l’instabilità politica che ha reso difficile attuare riforme fiscali utili a ridurre la crisi. Sono stati coinvolti anche i mercati finanziari perché con l’aumento della percezione del rischio di investimento sul paese i costi dei prestiti per la Francia sono aumentati. Questo ha reso più difficile per il governo raccogliere fondi a condizioni favorevoli.
Cosa succede ora – Quello che è certo è che al momento la Francia si trova senza un bilancio approvato per il 2025. I rendimenti dei titoli di Stato francesi hanno raggiunto livelli vicini a quelli della Grecia. La questione riguarda tutta Europa perché la Francia è la seconda economia dell’euro, in calo dopo la sfiducia dell’1%. La crisi francese poi si aggiunge a quella della Germania, in attesa di elezioni, e alle prese con le difficoltà industriali aggravate dallo sciopero a oltranza delle fabbriche Volkswagen. In Francia però, nonostante le parole di Barnier, si aprono diversi scenari possibili. L’Assemblea nazionale ha infatti approvato, con l’astensione del partito di Le Pen, una legge che permette la chiusura del bilancio 2024 per fermare così il deficit al 6,1% del Pil. Per quanto riguarda invece il nuovo bilancio 2025, quello bocciato a Barnier, ci sono due possibilità. Nel primo caso, il nuovo organico di governo presenterà un disegno di legge diverso. Non ci sarà però il tempo necessario perché venga approvato entro la fine dell’anno. La seconda opzione invece, la più probabile, prevede che prima delle dimissioni Barnier proponga una legge speciale che permetta di applicare lo stesso bilancio del 2024 sul 2025. L’opposizione, come segnala il Sole 24 ore, ha già fatto intendere che sarebbe d’accordo con questa seconda possibilità.