Dopo la parziale bocciatura della proposta di un calmiere sui prezzi del metano, avanzata a Versailles dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, l’Italia valuta nuove misure contro gli aumenti dell’energia legati alla guerra in Ucraina. Per far fronte alla più grave crisi energetica dagli anni ’70, si era ipotizzato un prezzo massimo fissato in tutta l’Unione europea per l’acquisto di gas naturale – 80 euro a megawattora – allo scopo di controllare i costi e limitare le risorse destinate alla Russia, che finanziano in modo indiretto il conflitto. Ma dai tecnici di Bruxelles sono arrivate soprattutto obiezioni. Il rischio principale è che i Paesi fornitori limitino l’offerta, paralizzando interi settori dell’economia. Ora Roma valuta di proseguire da sola, alzando il limite del prezzo massimo a causa del minor potere negoziale in quanto singolo Stato.

draghi cingolani

Il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani e il premier Mario Draghi

Il decreto – Senza la certezza che la scelta di proseguire in solitaria sul calmiere dei prezzi del gas venga inserita nella manovra del governo, si sta discutendo in queste ore sulle possibili ripercussioni. La preoccupazione principale riguarda soprattutto il razionamento delle forniture da parte dei fornitori, in risposta al blocco dei prezzi. Cosa che finirebbe col privilegiare altri Paesi a discapito dell’Italia, come Spagna, Francia e Germania. In alternativa sarebbe al vaglio una tassa sugli extra-profitti delle società del settore, in modo da ridurre le bollette, oppure un tetto al prezzo imposto da tutta l’Europa solo sul gas russo, anche se in questo caso si incorrerebbe in una violazione delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. L’unica certezza riguarda i tagli sulle accise di benzina e gasolio, grazie alle quali si potrebbe ricavare un abbassamento del 10% del prezzo del carburante.

I fornitori italiani – Russia, Algeria, Libia, ma anche Olanda e Norvegia. Sono questi i Paesi principali per quanto riguarda il rifornimento di gas, prodotto all’estero e poi importato tramite gasdotti internazionali, o trasportato via mare in forma liquefatta passando attraverso i terminali di rigassificazione. In Italia il sistema nazionale del gas è alimentato per circa l’80% da gas di importazione. L’attore principale è il gigante russo che soddisfa il 47,1% del fabbisogno, seguito da Algeria (18,8%), Qatar (9,2%), Norvegia (8,6%) e Libia (8%) (dati Eurostat 2019). Nel corso degli ultimi trent’anni l’Italia ha trasformato le materie utilizzate per la generazione dell’energia elettrica in modo radicale. Nel 1990 oltre il 60% dell’energia generata proveniva dalla combustione di carbone e petrolio: nel 2019 la percentuale si è scesa al 10%. A occupare la maggior parte di questo “vuoto” che si è venuto a creare è stato proprio il gas. L’energia prodotta con il gas era meno del 20%, oggi corrisponde oltre al 40%, anche se quasi il 60% dell’energia elettrica prodotta in Italia, comunque, deriva ancora dai combustibili fossili.

di maio gasLe ultime dichiarazioni – In giornata è arrivato anche l’appello del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, lanciato in occasione della XIII Conferenza congiunta Maeci-Banca d’Italia: «Come ha detto pochi giorni fa Elon Musk, padre dell’elettrificazione e della mobilità, odio doverlo dire ma dobbiamo aumentare la produzione di petrolio e gas immediatamente. Tempi straordinari richiedono misure straordinarie». Il ministro ha anche sottolineato il grande lavoro di raccordo di Cingolani in Europa, grazie al quale «è stato possibile fare progressi verso le posizioni italiane sui meccanismi di solidarietà per il gas naturale, con ipotesi di acquisti collettivi e sistemi di stoccaggio comune». Di Maio si è espresso anche sulla risposta comune europea legata alle sfide sui mercati delle materie prime emerse a seguito della crisi ucraina: «Il Consiglio straordinario europeo del 10-11 marzo ha confermato la straordinaria compattezza dell’Unione europea. La Commissione entro fine marzo prevede di presentare un piano che garantisca sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi accessibili dell’energia durante la prossima stagione invernale e, entro fine maggio, una revisione del piano europeo per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, il cosiddetto Repower Eu». Intanto il ministro degli Esteri è già al lavoro sulla revisione degli accordi con i principali fornitori del gas italiano e con potenziali nuovi attori. «Nelle ultime settimane in sinergia con l’Eni e il suo ad Claudio Descalzi ci siamo recati in Algeria, dove ho ricevuto dai miei interlocutori la massima disponibilità e prontezza a incrementare la fornitura di gas naturale all’Italia e all’Europa, in Qatar dove abbiamo discusso delle forniture di gas naturale liquido, di cui Doha è il nostro principale fornitore», ha detto Di Maio, che ha poi aggiunto: «Siamo appena rientrati da poche ore dal Congo e dall‘Angola, dove abbiamo approfondito con le rispettive autorità le prospettive per una rafforzata cooperazione energetica».