Si riapre la questione legata al controllo del più grande gruppo assicurativo e finanziario italiano: le Assicurazioni Generali. L’Ivass, l’authority che vigila sulle polizze, ha dato il suo ok alla Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, per aumentare la propria partecipazione dall’attuale 10% al 20% del capitale della compagnia trestina. Questo permetterebbe ai Del Vecchio di assumere il controllo di Generali, superando Mediobanca, attuale primo azionista con il 13,10%. La partita rimane però apertissima dato che Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, non intende cedere il controllo dell’ultimo grande asset rimasto all’istituto bancario. Esiste però un altro metodo per la Delfin di arrivare controllare Generali: passare attraverso  Mediobanca di cui la stessa Delfin possiede già il 19,8 per cento. Intanto il mercato valuta positivamente la notizia arrivata dall’Ivass, con il Leone triestino che a Piazza Affari guadagna il 4,3%.

La scalata – E’ successo per caso, ma dalla casualità è nata la possibilità per un cambiamento delle forze all’interno di Generali. Il 17 aprile 2023 Delfin, che possiede il 9,8% delle quote, si era trovata con poco più del 10% a seguito del riacquisto di azioni proprie da parte dell’istituto triestino. Così, per regolare la propria posizione la finanziaria della famiglia Del Vecchio aveva due possibilità: vendere un piccolo pacchetto azionario e tornare sotto il 10% oppure chiedere l’autorizzazione all’Ivass di andare oltre. Francesco Milleri, presidente di Delfin e braccio destro di Leonardo Del Vecchio (scomparso nel giugno 2022), ha deciso di sfruttare l’occasione. Non è la prima volta che la famiglia Del Vecchio prova a prendere il controllo di Generali: l’ultimo tentativo era avvenuto all’assemblea del 2022, quando assieme a Francesco Caltagirone (6,23%), al Gruppo Benetton (4,83%) e altri azionisti più piccoli avevano provato a sfidare il Cda sostenuto da Mediobanca. Il gruppo formatosi attorno ai Del Vecchio era riuscito a ottenere circa il 30% del capitale, mentre la lista del consiglio vinse ottenendo più del 40%, grazie al sostegno dei fondi. Lasciando quindi le cose immutate.

Mediobanca – Un’eventuale scalata a Generali sarebbe però molto onerosa per la holding degli eredi dei Del Vecchio. Un’ipotesi alternativa per la Delfin sarebbe quella di rafforzarsi in Mediobanca e controllare così 13,10% di Generali che l’istituto milanese ha in portafoglio. Attualmente la Delfin, che a sede in Lussemburgo, possiede il 19,8% delle quote di Mediobanca. A causa però delle regole sulla gestione degli istituti di credito imposte dalla Banca centrale europea, non potrebbe assumerne il controllo. Per la legge nessun gruppo imprenditoriale può assumere il controllo di una banca. A farlo può essere solo un’istituzione finanziaria riconosciuta e soggetta alla vigilanza di Bankitalia. Da qui la necessità per la Delfin di trovare dei compagni d’avventura in questa eventuiale operazione. Secondo rumors di mercato raccolti da La Repubblica i possibili soci potrebbero essere i già citati Caltagirone e Benetton (che pare stiano acquistando un pacchetto di azioni della banca pari al 5%) oltre a Danilo Iervolino, così da creare un’azione a tenaglia nei confronti di Mediobanca-Generali. Gli eventuali frutti di questa operazione, se mai sarà tentata, si vedranno a ottobre, in occasione della rielezione del Cda di Mediobanca. Per allora i Del Vecchio dovranno chiamare a far parte della cordata un’istituzione finanziaria riconosciuta in grado di ottenere il via libera della Bce e raccogliere abbastanza voti da battere le candidature proposte dal Cda uscente. Operazione non semplice dati gli utili sostanziosi e i generosi dividendi che la gestione Nagel ha garantito negli ultimi anni.