Previdenza fa rima con pazienza e costanza. Qualità cara che i giovani, per definizione, non sempre riescono a mostrare. Una strana forma di rassegnazione mista a divertimento sembra essersi impadronita della generazione che si definisce già “senza pensione”. Ma al di là delle risate, forse fatte per esorcizzare una minaccia futura, quel che resta è una prospettiva economica e sociale drammatica: col sistema pensionistico contributivo sono fondamentali la regolarità e la costanza contributive. Guardando al 43,7 % della disoccupazione giovanile a giugno 2014, record dal 1977, non deve infatti spaventare solo il presente. Ma anche il futuro tra 30 o 40 anni, quando la generazione di precari e disoccupati odierni dovrà percepire una pensione pubblica. Che, se il trend continuerà così, sarà decisamente magra. Per questo è importante promuovere un’informazione e un’educazione finanziaria e previdenziale che, a tutti i livelli, faccia presente a cittadini, lettori e spettatori il loro destino pensionistico ma anche nozioni finanziarie di base che sembrano mancare a buona parte della popolazione.

Nel campo della previdenza, per esempio, si potrebbero spiegare le regole e le opportunità del cosiddetto secondo pilastro, la previdenza complementare, che si affianca al primo pilastro della pensione pubblica. Possibilità di cui ben 16 milioni di italiani sanno poco o nulla. Una cittadinanza più informata è una cittadinanza più consapevole e in grado di scegliere. Nel periodo in cui l’agenda politica è dettata interamente dalle grandi riforme, un piccolo spazio potrebbe essere lasciato proprio alla promozione dell’educazione finanziaria e previdenziale, in particolare delle fasce più giovani. Perché pensione non faccia rima con preoccupazione, ma con programmazione.