«La Grecia non fa ricatti e non li accetta». Con queste parole il portavoce del governo greco Gabriel Sakellaridis ha commentato la decisione della Bce di negare finanziamenti alle banche greche in cambio di titoli di stato in garanzia. Dal ministero delle finanze arriva la rassicurazione che questa decisione non avrà ripercussioni sull’economia greca. Ma giovedì 5 febbraio, il giorno dopo la mossa della Bce, la borsa ha accusato il colpo: il crollo è del 9% già in apertura, mentre lo spread con i titoli di stato tedeschi sale a 980 punti.
Tutto questo succede il giorno dell’incontro tra il ministro delle finanze di Atene Yanis Varoufakis e il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. E proprio mentre la Commissione europea diffonde le stime economiche per l’Eurozona: «Nel 2015, il Pil greco si prevede in ripresa al 2,5% rispetto all’1% dello scorso anno, ma l’incertezza politica può rallentare la crescita».
Da tutti i fronti arrivano avvertimenti alla Grecia, e ciò che dirà il rappresentante del governo Merkel nell’incontro di oggi potrebbe aggiungere un nuovo tassello al difficile rapporto del governo Tsipras con le istituzioni dell’Unione. Il ministro Varoufakis si è già appellato alla comprensione tedesca, che sembra essere determinante nella partita europea. Prima dell’incontro con Schaeuble, Varoufakis ha parlato alla televisione tedesca Ard: «Credo che, tra tutti i Paesi europei, la Germania possa capire quanto scoraggiare troppo a lungo una nazione orgogliosa – ed esporla a trattative e preoccupazioni di una crisi del debito deflattiva, senza luce alla fine del tunnel – porti questa nazione prima o poi a fermentare».
La mossa della Bce anticipa la scadenza del piano di risanamento del 28 febbraio, il piano che la Grecia ha dichiarato di non voler rinnovare. L’Europa spinge quindi perché la Grecia arrivi a un nuovo accordo. E anche il Presidente francese François Hollande ha commentato: «La decisione della Bce è legittima e costringe greci e europei a mettersi intorno a un tavolo».
Lara Martino