«Cambiare direzione sul green sarebbe economicamente disastroso visti gli ingenti investimenti già effettuati» ha detto Stéphane Sejourne, commissario per la strategia industriale, descrivendo lo spirito del piano presentato il 29 gennaio per il rilancio dell’economia dell’Unione europea, chiamato “Bussola per la competitività”.
Gli obiettivi – Il pacchetto di provvedimenti, una ventina, dovrebbe essere varato verso la fine di febbraio. C’è bisogno di uno «shock di semplificazione», secondo il commissario, senza però «deregolamentare né sopprimere eventuali obiettivi in campo ambientale». Le misure della nuova Commissione von der Leyen – la Presidente ha partecipato congiuntamente con Sejourne all’esposizione del piano alla stampa – sembrano basarsi su due punti: cambiare la narrazione secondo cui fare affari in Europa è complicato da una sovrabbondanza di leggi e rendere l’Unione più autonoma in ambito energetico. «L’Europa spende all’estero ogni anno circa 600 miliardi di euro» per approvvigionarsi di fonti energetiche non rinnovabili – l’UE è dipendente per il 60% da fonti esterne. «Noi abbiamo fatto la scelta dell’innovazione», contro chi, il riferimento implicito è a Donald Trump, torna alle fonti fossili.
Competitività globale – Ursula von der Leyen nella presentazione del piano ha fatto più volte riferimento a idee espresse nel rapporto Draghi sulla competitività e nel rapporto Letta sull’integrazione dei mercati europei. I due rapporti erano stati presentati rispettivamente a settembre e aprile 2024. «Per anni ci siamo affidati al lavoro a basso costo in Cina, all’energia a basso costo dalla Russia, appaltando nel contempo, almeno in parte, la nostra sicurezza all’esterno. Questo mondo non esiste più». Sulla produttività: «L’Europa rimane indietro rispetto a Stati Uniti e Cina nella crescita. Dobbiamo correggere le nostre debolezze per recuperare competitività». Per fare ciò, von der Leyen prospetta soprattutto il completamento del mercato unico e una maggiore semplificazione amministrativa, da ottenere attraverso un maggiore coordinamento tra i Ventisette dell’Unione, idea affermata con forza da Mario Draghi nel suo rapporto. Tra le iniziative proposte c’è quella di offrire alle imprese un nuovo regime giuridico più semplice e slegato dai singoli regimi nazionali, creare un “ventottesimo” insieme di norme senza un diretto riferimento agli Stati nazionali.
Il Green Deal – «Gli obiettivi climatici sono obiettivi economici», ha affermato il nuovo commissario per la strategia industriale Sejourne. Il cambiamento rispetto alla prima Commissione von der Leyen sembra evidente, almeno dal punto di vista ideologico. L’incarico di Commissario europeo per l’azione per il clima è stato assunto dall’olandese Wopke Hoekstra del PPE, che aveva sostituito il socialista Frans Timmermans già dalla fine del 2023. Timmermans è stato peraltro accusato di recente dal De Telegraaf di aver favorito lobby green con fondi europei. Sejourne, membro dei centristi di Renew Europe, ha annunciato una «risposta rapida per garantire certezza alla filiera dell’auto», a proposito delle multe per le società che violano i requisiti sulle emissioni previste nel 2025. Un approccio pragmatico per evitare «il paradosso di penalizzare un’industria che vogliamo sostenere». Resta in vigore però, per ora, lo stop di fatto alla vendita di auto con motori endotermici dal 2035, stando a quanto sostenuto dal neocommissario Ue per i Trasporti sostenibili, il greco Apostolos Tzitzikostas, al momento del suo insediamento. Il Green Deal resta in sostanza in piedi, ma è ora visto come un piano legato a doppio filo a obiettivi economici. Ancora valida quindi l’ambizione di raggiungere l’impatto zero nelle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050. L’obiettivo più vicino è però quello di ridurre entro il 2030 le emissioni dell’Ue di almeno il 40 per cento rispetto ai livelli del 2005. Ad ora, solo il 24% degli obiettivi per la transizione green sono stati completati a livello europeo, mentre per l’Italia il dato raggiunge il 43%.