Il conflitto in Iran si espande, il prezzo del petrolio esplode. L’attacco americano annunciato sabato 21 giugno dal presidente Donald Trump ha avuto un impatto anche sui mercati finanziari e sul prezzo di petrolio e gas. Una spinta al rialzo che potrebbe accelerare se l’Iran dovesse decidere di chiudere lo stretto di Hormuz, attraverso cui transitano circa 20 milioni di barili di petrolio al giorno e oltre il 20% delle forniture di gas liquefatto. Intanto gli analisti prevedono che alla ripresa delle contrattazioni del petrolio il prezzo subirà un rincaro tra il 3 e il 5%. Con effetti naturali anche sul prezzo della benzina. La risposta dell’Iran – che possiede il 10% delle riserve mondiali di petrolio (è il terzo produttore al mondo) e il 15% delle riserve di gas (è il secondo) – sarà determinante.

Rincaro bollette – Il rischio è un nuovo picco per le bollette di luce e gas. Anche in Italia. Le bollette energetiche delle piccole e medie imprese italiane potrebbero aumentare infatti fino a 6.000 euro nel solo terzo trimestre del 2025. L’impatto complessivo sull’inflazione, se la crisi dovesse protrarsi per almeno tre mesi, è stimato fino a +0,8 punti percentuali, con un ritorno del tasso annuo in viaggio verso il 3%. Secondo il Centro studi di Unimpresa le società energivore sono già in sofferenza e il rischio è che i costi penalizzino i consumatori finali. Particolarmente colpiti sono i settori metallurgico, ceramico, alimentare, carta e vetro, ma anche la piccola manifattura e l’artigianato.

Le borse internazionali – A subire condizionamenti per prime sono state le borse israeliane e del Golfo Persico. Le azioni a Tel Aviv hanno toccato il massimo storico, con un rialzo dell’1,77% per l’indice TA-125 negli scambi. A impattare è soprattutto la variabile della durata del conflitto: l’ipotesi che l’ingresso degli Usa possa portare a una soluzione più veloce ha fatto crescere i listini, anche dell’Arabia Saudita, del Qatar e del Bahrain, seppur in modo più marginale. Secondo Michael Brown, Senior Research Strategist di Pepperstone, citato da Reuters, i mercati avevano già scontato la probabilità di un attacco da parte degli Stati Uniti e gli investitori avevano già previsto una risoluzione più rapida del conflitto dopo gli eventuali attacchi. Intanto l’Europa dopo un’iniziale calo ha già recuperato: lo Stoxx 600 –  un indice azionario composto da 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee – guadagna lo 0,2% dopo essere arrivato a guadagnare lo 0,5%.

Chi compra il petrolio dall’Iran? – La Cina, principale cliente del petrolio di Teheran, non vuole un’escalation. L’Iran riesce ad esportare tra i 2 e i 3 milioni di barili al giorno diretti quasi esclusivamente in Cina. Così Pechino «ha mantenuto la comunicazione con l’Iran sulla situazione attuale. Pochi giorni fa, il ministro degli Esteri Wang Yi ha avuto un colloquio telefonico con la sua controparte iraniana Seyed Abbas Araghchi», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun. Il Golfo Persico e le acque circostanti, ha affermato, «sono importanti per il commercio internazionale di merci ed energia. Mantenere sicurezza e stabilità nella regione è nell’interesse della comunità internazionale».