Un anno nero per il commercio. La situazione delle vendite al dettaglio non è mai stata così critica dall’inizio delle serie storiche comparabili Istat, quindi almeno dal 1990, ben 24 anni. Con un crollo del 2,1% rispetto al 2012, registrano un segno negativo tutti i negozi, compresi i supermercati. Le vendite dei prodotti da tavola segnano un caduta dell’1,1% per l’intero 2013. Secondo l’Istituto di statistica, si tratta del ribasso più forte dal 2009.
Un calo che non si è arrestato neanche nel mese di dicembre 2013, nonostante le feste natalizie. Anzi, l’alimentare, a livello mensile (-0,5%), ha fatto anche peggio rispetto agli altri prodotti (-0,3%). Gli unici a guadagnare sono stati i discount, che nel 2013 hanno registrato un aumento dell’1,6% a fronte di una flessione dell’1% per l’intero settore della grande distribuzione (-1,9% gli ipermercati e -1,3% i supermercati).
Gli altri settori non se la passano meglio, persino i farmaci segnano una riduzione (-2,4%), mentre abbigliamento, calzature, elettrodomestici e mobili registrano ribassi superiori alla media. I più colpiti sono i piccoli punti vendita, come le botteghe e i negozi di vicinato (-2,9%), ovvero quei negozi con superficie non superiore ai 250 m², nei comuni con più di 10.000 abitanti.
Oltre ai consumi, a calare è anche la fiducia dei consumatori, che a febbraio è tornata a scendere dopo il salto di gennaio. A rivelarlo è sempre l’Istat che vede l’indice fermarsi al 97,5 rispetto al 98 del mese precedente. La componente economica aumenta da 92,3 a 96,2 mentre diminuisce quella riferita al quadro personale (da 100,3 a 98,3). Migliorano invece la fiducia per lo stato dell’economia e quella relativa al futuro – entrambe al top da settembre – e diminuiscono le attese sulla disoccupazione.
Stefania Cicco