il sole 24 ore (Ansa)

Un dossier de La Sestina, a cura di Andrea Fioravanti e Francesco Bertolino
Infografiche realizzate da: Valerio Berra e Felice Florio

Un direttore sfiduciato, un’indagine in corso, un buco da oltre 60 milioni di euro nel solo 2016. Il destino del principale quotidiano economico-finanziario italiano è nelle mani delle banche. A 151 anni dalla sua fondazione il Sole 24 Ore pare sulla via del tramonto: in termini finanziari, del fallimento.

Cronaca di una crisi – C’è stato un tempo in cui il Sole 24 Ore vendeva (quasi) quanto il Financial Times. Ma da sei anni a questa parte il quotidiano della Confindustria registra solo perdite. Tutto ha inizio nel 2009 con la crisi economica mondiale e il conseguente crollo della pubblicità. In più, sotto la direzione di Gianni Riotta, il giornale cambia volto e molti lettori lo abbandonano. Conclusione, il gruppo editoriale chiude per la prima volta in rosso: il passivo è di 52 milioni di euro. La performance negativa si ripete l’anno successivo. E, come quando nel calcio una squadra non gira, si prova a cambiare allenatore per dare una scossa: nel 2011 Roberto Napoletano subentra a Riotta, ma la rotta non si inverte, anzi. Il management tentenna, i nuovi piani non funzionano, con il risultato che in sei anni i ricavi della Sole 24 Ore Spa, la società editrice, calano quasi del 40% (passando dai 509 milioni del 2009 ai 325 del 2015). I creditori adesso bussano alla porta e le loro richieste evocano il fantasma del fallimento. Per scongiurarlo, il Consiglio di amministrazione, presieduto da Carlo Robiglio, sta studiando un piano di ricapitalizzazione straordinaria e di rinegoziazione del debito. Ma serve l’accordo con il gruppo dei creditori, capitanato dalle banche, Intesa Sanpaolo in testa, e  il corridoio per le trattative è stretto.

Indagine – A oscurare il Sole non ci sono solo i guai finanziari. La procura di Milano e la Consob, l’autorità che vigila sulla Borsa, indagano sugli ultimi anni di gestione del quotidiano. Al centro dell’inchiesta, in particolare, ci sono le dichiarazioni di vendita del 2015 e del 2016 e relative alle copie digitali. Festeggiando i 150 anni dalla fondazione, nell’aprile 2016 il direttore Napoletano e il CdA annunciavano trionfanti che il Sole era il secondo quotidiano per vendite in edicola e il primo per copie digitali. I risultati della nuova gestione parevano esaltanti: in un periodo di crisi per l’editoria il quotidiano della Confindustria era riuscito ad incrementare di 100mila unità le sue vendite. Ma, secondo gli inquirenti, si trattava di un trucco che copriva una realtà imprenditoriale molto meno entusiasmante.

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Doping editoriale – Nonostante l’aumento del 38% delle copie, infatti, i ricavi del gruppo continuavano la loro picchiata. La contraddizione si spiegherebbe con un’operazione spregiudicata condotta dai vertici del gruppo e denunciata alla Consob da Nicola Borzi, uno dei redattori del Sole. Stando all’esposto, alcune società straniere, come la britannica DI Source LTD, avrebbero ricevuto soldi dal management per acquistare pacchetti di copie digitali e così migliorare le performance del gruppo. A gonfiare le vendite, poi, hanno contribuito strategie di marketing molto aggressive. Come quella di offrire agli abbonati cartacei un abbonamento al digitale a prezzi ridotti. O come quella di includere nel conteggio anche le cosiddette copie multiple distribuite in blocco ai grandi clienti con forti sconti. Nel 2016, però, Accertamenti diffusione stampa (Ads), società che certifica la vendita dei giornali, ha deciso di eliminare queste copie dalla rilevazione, considerandole una forma di doping editoriale del mercato. Stando alle ultime rilevazioni di Ads, tra cartaceo e digitale, il Sole 24 Ore, viaggia intorno alle 190mila copie al giorno, -1,69% rispetto al dicembre 2016.

Controstoria – «Sono le ore più drammatiche nella storia del Sole 24 Ore». Con queste parole la redazione del giornale inizia a pubblicare la sua versione dei fatti: la «Controstoria della redazione», gli avvenimenti degli ultimi anni visti dalla prospettiva dei giornalisti. Il primo articolo esce ad ottobre del 2016; ne seguiranno altri cinque. La redazione individua le ragioni della crisi in una gestione fallimentare sotto il profilo finanziario. Secondo i giornalisti, il management avrebbe dilapidato il tesoretto di cui disponeva il Sole quando entrò in Borsa nel 2009. Di quei 240 milioni, due terzi sono stati spesi per investimenti fallimentari che nulla avevano a che fare con gli interessi principali dell’azienda. La redazione porta esempi concreti: 130 milioni in uno shopping societario che ha portato a 12 milioni di perdite e oltre 30 milioni di svalutazioni. La costosa sede del Sole 24 ore, in via Monte Rosa 91, su progetto di Renzo Piano è stata poi venduta da Confindustria a un fondo immobiliare in cambio di un oneroso contratto ventennale di affitto.

Ancora perdite – Il bilancio del 12 novembre del 2016 traduce in numeri le accuse della redazione. Nei primi nove mesi dell’anno il Sole ha perso 61,6 milioni di euro. Pesa anche la fragilità dell’editore del giornale: Confindustria. «Come tutte le associazioni di categoria, il presidente di turno non può proporre una ristrutturazione drastica per rilanciare il giornale – afferma Marco Gambaro, professore di Economia e industria dei media dell’Università degli studi di Milano – perché questo avrebbe portato al licenziamento di 30 o 40 giornalisti. Magari gli stessi amici degli industriali che fanno parte dell’associazione. Si perdono voti ed energie per i tanti interessi in gioco».

Rilancio. – Il 21 febbraio il cda approva il piano di rilancio triennale del Sole 24 Ore che si basa su due strategie. Primo, rinegoziare il debito chiedendo uno sconto alle banche creditrici per riportare il bilancio in attivo entro il 2020. Poi ricapitalizzare. Come riportato da «Occhio di Lince», nome de plume dell’osservatore finanziario del sito d’informazione Lettera43, anche la ricapitalizzazione non è così sicura. Servono cento milioni ma  Confindustria non vorrebbe superare i 60 per non diluire il 67% delle azioni che ne fanno il socio di maggioranza.  Gli industriali non vogliono perdere il loro giornale ma le banche disponibili a partecipare alla ricapitalizzazione pretendono la rimozione dell’attuale direttore. Ma Napoletano è giudicato intoccabile dall’attuale presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Nell’attesa il Sole continua a perdere 5 milioni di euro al mese.

Digital first – La nuova linea editoriale punterà su una forte piattaforma digitale e un quotidiano di carta con contenuti di pregio. Anche la redazione sarà ridimensionata: meno collaboratori esterni e più lavoro per gli editorialisti in modo da razionalizzare il loro costo. «Nel piano prevediamo un margine operativo lordo positivo già nel 2018», spiega il presidente del Gruppo 24 Ore Giorgio Fossa. Un ex manager del gruppo, contattato dalla Sestina, ha segnalato l’articolo 2447 del codice civile citato nel comunicato stampa del cda del 20 febbraio. La norma dà la misura della crisi della società e di quanto il fallimento si stia avvicinando. Prevede, infatti, che se il capitale di una società si riduce sotto il minimo consentito dalla legge, si debba senza indugio convocare l’assemblea dei soci per procedere alla ricapitalizzazione. Quindi, stando al comunicato, il capitale della Sole 24 Ore Spa ad oggi potrebbe essere al di sotto del minimo legale. E se né soci, né le banche interessate dovessero sborsare quanto necessario, il Sole potrebbe davvero imboccare il viale del tramonto fallimentare.